Erba, Ponte Lambro

Il dottor Kossi a fianco dell’amica Kyenge nella lotta al razzismo

Admin Altreforme 31 Luglio 2013

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cecile-kyengeERBA – “Al ministro Cecile Kyenge non servono consigli: porta avanti con coraggio tutti i temi che per anni abbiamo affrontato insieme e che io difendo sul territorio”. A parlare è il dottor del Fatebenefratelli Komla-Ebri Kossi, molto amico e primo sostenitore del ministro dell’Integrazione al centro di queste settimane di numerose polemiche “razziste”.

Contestata anche a Cantù all’inizio di questa settimana, viene “difesa” dall’amico erbese, con cui la Kyenge ha collaborato per anni come segretaria dell’associazione Redani, Rete della diaspora dell’Africa nera in Italia, da lui presieduta. “Cecile sa benissimo quello che vuole. Sono temi di cui parliamo da anni ma finora si è sempre fatto finta che i problemi non esistessero, mentre ora se ne parla. Non so se con lei si arriverà a una soluzione, ma quanto meno sono alla ribalta della cronaca”.

Una cronaca che però sempre più spesso deve riportare di insulti e offese rivolti al ministro. Il medico erbese, da sempre in contatto con lei, sa bene di cosa si tratta…

Come sta vivendo questa situazione il ministro Kyenge? “È amareggiata. Noi veniamo da Paesi in cui la democrazia non esiste ma viene da chiedersi che cosa sia questa! Cecile, però, è in politica da anni e la sua filosofia di vita l’aiuta: crede nel dialogo e nella non-violenza. È una “roccia”, sempre convinta delle sue idee. E proprio questo suo atteggiamento “vincerà” coloro che stanno provando a metterla in crisi: chi l’attacca vede che questo modo di fare con lei non funziona”.

Cosa pensa di quello che sta succedendo nei confronti del ministro Kyenge? “È una situazione allucinante, non si può essere d’accordo con tutti ma se si parla di idee politiche basta discuterne e lo si fa in Parlamento. Qui c’è dell’altro. L’insulto come metodica politica non è intelligente. Molti la aggrediscono per partito preso, senza nemmeno sapere cosa dice, senza ascoltarla. Queste reazioni non sono decorose per un Paese come l’Italia. Prima di giudicare occorre informarsi e allora si capirà che le sue opinioni sono frutto dell’osservazione della realtà”.

Chi la sta attaccando? “Una minoranza, ma è una minoranza chiassosa, e sarebbe giusto non parlarne più per evitare di fare da cassa di risonanza. È una situazione triste dal punto di vista umano, orripilante dal punto di vista politico. Occorre che la maggioranza faccia sentire la propria voce”.

Lei porta avanti il tema dell’integrazione da anni ed è stato anche autore di diversi testi a riguardo. A che punto siamo? “Integrazione vuol dire interazione ma per interagire occorre essere in due. Dell’importanza di ciò che è diverso si sta rendendo conto anche il mondo economico: sui mercati la diversità è una ricchezza. Ma pensiamo a noi. Gli italiani affidano ciò che hanno di più caro agli stranieri: la casa, i genitori, i figli. E quindi è una contraddizione il rifiuto degli extracomunitari. Ma oggi va di moda. In politica si pensa che per avere successo siano sufficienti due slogan: via gli immigrati e abbasso le tasse”.

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