ERBA – Passato, presente e futuro di Casa Prina. Il presidente, Antonio Frigerio, ha esposto una precisa relazione all’amministrazione e ai cittadini in Consiglio comunale. Decisamente interessante il discorso sul futuro che dimostra come la casa di riposo erbese sia attenta ai bisogni di una popolazione, quella erbese e non solo, che tende a invecchiare. Decisamente positivo, però, anche l’atteggiamento che Casa Prina ha assunto negli anni scorsi e che le ha permesso di affrontare questo periodo di crisi senza affondare.
Andiamo con ordine. Il passato. Cà Prina opera in città dal 1938, ma l’autorizzazione è del ’31, e dal 2004 è diventata una fondazione guidata da un cda, che dura in carica 5 anni, composto da 7 membri di cui 5 nominati dal Comune e 2 dai soci. Sono stati anni difficili ma la fondazione ha affrontato la crisi con lungimiranza. “Oggi ci sono segnali positivi rispetto al passato – ha commentato Frigerio – Qualche anno fa abbiamo affrontato la situazione finanziaria con anticipo quindi oggi siamo tranquilli ma l’equilibrio è inevitabilmente precario visto che il nostro bilancio dipende dalle famiglie e dalla Regione e quindi, se questi sistemi dovessero andare in crisi, succederebbe la stessa cosa a noi di conseguenza”. Situazione sotto controllo, quindi, ma con rischi esterni che sono inevitabili.
Per quanto riguarda il presente, fanno testo i numeri. Attualmente in Casa Prina ci sono 202 ospiti, 170 dipendenti assunti a tempo indeterminato e 100 volontari. Numeri importanti, di una realtà perfettamente integrata sul territorio. Per quanto riguarda l’occupazione della casa la copertura è del 99%, come è fisiologico che sia per via dei cambi dovuti ai decessi. Sulla forza lavoro, il segnale positivo arriva dal fatto che negli ultimi anni, al contrario di tantissime altre realtà, Casa Prina ha assunto. I volontari, dal canto loro, sono una presenza importante e insostituibile. “Grazie al responsabile, Luigi Villa, il gruppo si è ampliato negli anni e oggi si occupa di numerose mansioni: centralino, sostegno autisti, ecologia, e poi c’è chi aiuta a dar da mangiare agli ospiti, chi legge e supporta le attività di animazione e infine chi da una mano con la sala Isacchi”. Una grande famiglia, insomma, quella di Cà Prina dove tutti coloro che possono danno il proprio contributo. Un capitolo più complesso è quello relativo a chi aiuta la fondazione dal punto di vista economico. “Oggi abbiamo un socio istituzionale, cioè che contribuisce con una cifra oltre i 50 mila euro all’anno, che è il Comune. Mancano invece i soci sostenitori e questa è una vera e propria lacuna. Da statuto sono soci sostenitori coloro che garantiscono almeno 2500 euro all’anno”. Dal 2004 a oggi non c’è mai stato un socio sostenitore. “Sarebbe bello poter avere tante signore Molteni – ha sottolineato Frigerio riferendosi a Virginia Molteni che, al momento della sua morte, ha lasciato a Casa Prina un appartamento e 100 mila euro – Si tratta di casi rari, rarissimi. Oggi le donazioni sono sempre meno frequenti rispetto al passato”. Patrimonio limitato e carenza di privati insomma: “Ci vogliono cittadini e associazioni”.
E da qui muove la riflessione sul futuro. “Abbiamo 3 milioni e 900 mila euro di mutui in essere quindi non è possibile accenderne altri”. L’ultimo ampliamento della struttura risale al 2004 e l’ultima modifica al 2009 (è stata cambiata la cucina) ma d’altra parte è anche impossibile pensare di ingrandire la casa oltre. “Spazio a disposizione non ne abbiamo più – continua Frigerio – Possiamo continuare a discutere su come usare quello che abbiamo ma non possiamo ampliarci. Abbiamo però il grande vantaggio di trovarci al centro della città perciò possiamo sfruttare al meglio questa occasione”. Attrarre donazioni e allargare il proprio bacino di utenza puntando sulla comodità dei trasporti, il costo e la qualità quindi. E poi in cantiere tutte le migliorie possibili. “La priorità dal punto di vista strutturale è la sistemazione dell’ala D. Abbiamo problemi con i pavimenti e siamo in causa con l’impresa che ha realizzato i lavori perciò trovare una sistemazione a questo problema è essenziale e, ovviamente, senza creare difficoltà al funzionamento dell’attività della casa e agli ospiti”. Già sul tavolo, inoltre, due progetti per una sala esterna, una sorta di giardino invernale, per la realizzazione della quale c’è già anche un contributo della fondazione Cariplo. E poi la grande sfida: il condizionamento di tutta l’area A. “Si tratta dell’ala che comprende l’ingresso e che al momento ha solo il riscaldamento. Siamo ancora ai primi passi e stiamo valutando diverse possibilità per coinvolgere nel progetto anche le università. Ovviamente anche per questo intervento ci preme trovare una soluzione che non ostacoli in alcun modo la permanenza degli ospiti. Mi auguro che entro la fine dell’anno si arrivi ad avere un progetto”. Nessuna idea al momento per il finanziamento dell’intervento: occorre attendere e vedere di quali cifre si sta parlando per poter poi pensare al denaro necessario.
La relazione di Frigerio in Consiglio comunale ha riscosso l’attenzione e il plauso degli amministratori e l’indomani il presidente della fondazione ha approfondito la propria soddisfazione, condividendo la riflessione con la presidente del Consorzio erbese dei Servizi alla Persona, Francesca Frigerio. “Ho sentito un grazie forte in Consiglio comunale – ha commentato Antonio Frigerio – Un grazie che estendo a tutta la struttura, sin dal più umile dipendente. Senza tutti coloro che ci sono qui Casa Prina non potrebbe essere la realtà che è. Ho parlato di “camminare insieme” perché qui si vive un bel clima e tutti i giorni si deve imparare qualcosa dagli altri”. Un grazie che Frigerio vuole condividere con il direttore generale, Loredana Maspero, e il direttore sanitario, Antonella Biffi.