
EUPILIO – Amore, passione, determinazione, sacrificio. Sono questi gli elementi che trasformano un sogno in realtà. Sicuramente così è stato anche per il dottor Andrea Panzeri, Presidente della Commissione Medica Fisi.
Lo abbiamo incontrato, di ritorno delle Olimpiadi invernali di Pechino.
Nato a Cantù nel 1970, Andrea Panzeri è cresciuto nel paese in cui i nonni milanesi avevano un’attività: Eupilio e dove risiede ancora, come gli piace ricordare, nonostante ormai da anni viva e lavori presso il suo centro a Como. Un territorio quello dell’erbese conosciuto e vissuto attivamente dal medico che, da amante dello sport, diventa membro dello Sci Club Erba e del Centro Sci Nautico di Pusiano.
Ed è proprio la sua grande passione per le discipline sportive che lo spingono a specializzarsi, come medico, in Medicina dello Sport e Ortopedia e Traumatologia tanto da diventare nel novembre 2004 Dirigente Medico presso il Centro di Traumatologia dello Sport e Chirurgia Artroscopica dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, dove tutt’oggi esercita la professione.
Allievo del dottor Herbert Schoenhuber, Panzeri inizia nel 1999 il percorso con la Federazione Italiana Sport Invernali (Fisi) diventando dal 2018 Presidente della Commissione Medica. Inoltre, è membro della Commissione Medica Fis (Federazione Internazionale Sci) e Fisnw (Federazione Italiana Sci Nautico e Wakeboard).
Una carriera di altissimo livello che lo ha visto partecipare a 11 edizioni dei Campionati del Mondo di Sci Alpino e a ben 5 edizioni dei Giochi Olimpici.
Tanti gli atleti e i grandi campioni che ha seguito nel corso di questi anni, tra cui recentemente anche Sofia Goggia, la campionessa dello sci alpino italiano e medaglia d’argento nella discesa libera alle ultime Olimpiadi di Pechino 2022.
A soli 20 giorni dalla data di apertura dei Giochi Olimpici Sofia è stata vittima di una brutta caduta durante il Super G di Coppa del Mondo a Cortina dall’esito drammatico: trauma distorsivo complesso del ginocchio sinistro con frattura composta della testa del perone. Per la campionessa bergamasca sembra rimpiombare nell’incubo del 2013, quando durante la discesa libera di Lake Louise si infortuna al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro che la costringe ad un lungo stop forzato dovendo rinunciare alle olimpiadi invernali di di Soči 2014.
“Il 23 gennaio scorso mi trovavo a Bormio con la mia famiglia quando ho appreso dell’infortunio di Sofia e immediatamente mi sono recato a Milano, presso la Clinica Madonnina, per visitarla e sottoporla a tutti gli accertamenti del caso. Sofia si conosce bene, conosce il proprio corpo e si è resa subito conto di essersi fatta male, anche perché aveva vissuto la stessa brutta esperienza nel 2013. Tuttavia, allora la frattura non era risolvibile in tempi brevi, mentre in questa occasione le abbiamo proposto di provarci”.
“Credo che la scelta più difficile e coraggiosa per lei sia stata proprio quella di tentare il recupero – ha aggiunto il medico – I giorni a disposizione erano pochi e l’obiettivo non era solo quello di partecipare alle Olimpiadi, ma di farlo da protagonista. Presa la decisione, è iniziata una corsa contro il tempo fatta di piccoli traguardi. Grazie al supporto del team di lavoro, tra cui il dottor Schoenhuber e molti professionisti della Federazione, agli strumenti e al personale messi a disposizione dagli sponsor e soprattutto alla sua forza di volontà, Sofia è riuscita ad accelerare la progressione e, nel giro di una settimana, il miglioramento era già visibile”.
Grazie a questo straordinario recupero l’atleta bergamasca è riuscita a salire sul podio conquistando una medaglia d’argento.
“Il caso di Sofia è solo un esempio – ha precisato Panzeri – quello che è stato fatto per lei sarebbe stato fatto per qualsiasi altro atleta e i risultati che abbiamo ottenuto sono possibili grazie al lavoro sinergico tra le diverse figure che operano in questi casi e ai mezzi eccezionali su cui un atleta a questi livelli può contare”.
Un grande sforzo e responsabilità, dunque, ripagati però dalla gioia e dalla soddisfazione di veder raggiungere pienamente l’obiettivo: “Quando un atleta che hai seguito così da vicino riesce a salire sul podio, si prova sempre un’emozione fortissima – ha commentato Panzeri – In questo caso la tensione e la pressione erano molte perché c’era grande attesa, quindi vedere Sofia salire sul podio è stato davvero bellissimo, anche perché la conosco da molti anni”.
“Come medici ci sentiamo investiti di una grande responsabilità e soprattutto siamo consapevoli di dover essere sempre disponibili per i nostri atleti perché per loro siamo un punto di riferimento – ha concluso il medico – Bisogna trasmettere loro quella stessa sicurezza con la quale si fa la diagnosi, ma soprattutto bisogna costruire un rapporto di fiducia e questo si raggiunge con il tempo. Faccio questo lavoro con amore e passione, lo vivo da sportivo e, da appassionato di sport, non posso che essere felice e orgoglioso di tutto questo”.