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Erba. L’ultimo saluto al dottor Carpani, “medico competente e umano”

Miryam Colombo 28 Maggio 2022

Attualità, Erba

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ERBA – Non si sarebbero potute contare le tantissime persone che nella mattinata di oggi, sabato, si sono riunite sul sagrato e nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Crevenna per dare l’ultimo saluto al dottor Antonio Carpani, improvvisamente scomparso la scorsa domenica all’età di 59 anni.

Nato e cresciuto a Erba, il dottor Carpani, specialista in adolescentologia, da tempo esercitava la professione presso lo studio di via Clerici, precedentemente appartenuto al padre, il dottor Luigi Carpani, neurologo e psichiatra. Residente a Crevenna con la moglie Anna e i figli Alessia e Alberto, il medico era solito frequentare la parrocchia per la quale era impegnato anche come lettore e, precedentemente, come membro del Consiglio pastorale. E proprio a segno di questo legame è stata scelta la piccola chiesa della frazione, “un luogo che Antonio amava”, come ha ricordato don Ettore Dubini, vicario parrocchiale.

Oggi, quindi, a stringersi attorno al dolore della famiglia sono stati i tanti conoscenti e amici, i colleghi, ma soprattutto i suoi pazienti che hanno voluto rendere omaggio al professionista competente, ma anche all’uomo sensibile e sempre disponibile che era. Un medico che “davanti a sé non vedeva una malattia, ma una persona di cui prendersi cura”, come ribadito durante l’omelia.

Una predica costruita attorno all’episodio del vangelo in cui Gesù resuscita Lazzaro: “Ho scelto questa pagina perché credo racconti la vicenda di Antonio – ha spiegato don Ettore -. Dentro di noi sentiamo il grande vuoto di un marito, di un padre, di un medico e di un amico, ma Betania è il luogo della consolazione. Rileggendo il suo cammino, vediamo i segni della resurrezione e per questo dobbiamo essere certi che Antonio non è uscito dalla nostra vita: è uscito dalla vista, ma è qui con noi; è uscito dalla professione medica, ma non dai suoi pazienti”.

“Credo che nel grande dibattito attuale sul mondo della sanità Antonio ci dica cosa significhi essere medico, perché così noi lo vogliamo ricordare – ha continuato il sacerdote -: medico coscienzioso, preparato e dichiaratamente cristiano. Chi non ricorderà sempre la sua disponibilità? Mi piace pensare a Antonio nelle pagine del vangelo in cui si dice che Gesù prova compassione e si prende cura delle infermità: Antonio aveva dentro sé una grande compassione, sapeva prendersi cura del malato e non della malattia. Un medico professionalmente corretto, ma anche profondamente umano”.

E prima di concludere don Ettore ha voluto sottolineare il sincero rapporto di amicizia che lo legava al dottore: “Ricordo soprattutto la sua amicizia: ci volevamo bene e gli sono grato perché ha saputo andare oltre la mia figura di sacerdote per considerarmi un amico. Penso che oggi un po’ tutta la città e il mondo della sanità si sentano orfane, ma spero che altri possano raccogliere la sua testimonianza per curare, assistere e stare vicino alla sofferenza morale e fisica di tanti”.

Al termine della celebrazione, presieduta anche da don Silvano Motta e da don Bruno Borrelli, è stato il figlio Alberto a voler rivolgere il suo personale e commosso saluto: “Papà, te ne sei andato all’improvviso lasciando senza parole la tua famiglia e la città – ha detto -. Siamo stati come fratelli, abbiamo scherzato, eravamo sempre insieme. Eri un gran lavoratore, dotato di un forte senso di responsabilità e dovere, virtù non sempre riconosciute, ma io posso dire di essere orgoglioso di dire che tu le hai incarnate nella vita di tutti i giorni. Provo un grande dolore a sapere che non sarai qui nelle tappe importanti della mia vita e di quella di Ale, ma so che veglierai sul nostro cammino. Sento il peso della responsabilità, ma ti prometto che farò di tutto per renderti orgoglioso. Ti voglio bene”.

E sull’emozione di queste parole, il feretro di legno chiaro, coperto da un cuscino di rose bianche, è stato accompagnato sul sagrato tra gli applausi dei presenti, a simbolo di un grazie che difficilmente può essere espresso a parole.