ERBA – “Il cane è il migliore amico dell’uomo”. Sentiamo dire questa frase talmente spesso da dimenticarci che per alcune persone i cani possono essere davvero un conforto, un aiuto diverso nei momenti di difficoltà. E così è anche per alcuni pazienti dell’hospice “Il Gelso”, il centro residenziale di cure palliative della Fondazione Giuseppina Prina di Erba, che ogni lunedì incontrano Chili, una piccola Jack Russell di 8 anni, che trascorre con loro il pomeriggio.
Chili e i pazienti
Ogni lunedì pomeriggio, Chili entra scodinzolante nel reparto dell’hospice, che ospita persone non assistibili a domicilio, in fase avanzata o terminale di malattia. Non entra da sola: accanto a lei ci sono sempre Luisa Motta, sua conduttrice e operatrice presso l’associazione “Natura Animale”, e una delle volontarie della struttura.
Gli interventi assistiti con animali (questo il nome che identifica la più comunemente nota “Pet therapy”, ndr) sono regolamentati da alcune linee guida, emesse nel 2015, e hanno lo scopo di instaurare un rapporto animale-utente che favorisca l’emergere e l’espressione di sentimenti e emozioni. Gli animali coinvolti in questo tipo di attività devono presentare alcune caratteristiche precise e innate perché, come spiega Luisa, “non esiste una scuola che insegni al cane ad essere docile, di facile adattamento e predisposto verso la relazione con le persone”.
Sulla base di questi tratti si costruisce dunque la speciale interazione tra animale e paziente: “Il grado di relazione viene stabilito tra cane e utente: alcune persone cercano il contatto con Chili, per altre è sufficiente lo sguardo – precisa Luisa – Spesso è difficile ‘rompere il ghiaccio’ tra esseri umani, ma quando c’è di mezzo un animale tutte le barriere sono abbattute e viene liberata la spontaneità del rapporto”. E il ‘segreto’ per una buona riuscita dell’attività risiede proprio nell’armonia tra i volontari, il conduttore con il cane e l’utente: “Nei momenti in cui Chili è con loro, i pazienti sembrano ‘dimenticare’ il dolore e la sofferenza – aggiunge Mariagrazia Civati, una delle volontarie – Interagiscono in modo spontaneo facendo emergere sentimenti e emozioni. Sono sereni, parlano dei propri ricordi o di quanto sentono”.
La “terapia” si svolge nelle stanze dei pazienti che aderiscono all’attività: “Chili sale sui loro letti, sulle poltrone e, quando richiesto, si accoccola tra le braccia dei pazienti – continua Luisa – Sono molto affezionati a lei tanto da aspettare con ansia il lunedì pomeriggio o da protrarre oltre il tempo previsto l’incontro: parlano con lei, giocano, le danno i biscotti di cui è tanto golosa e, soprattutto, si aprono a noi raccontando, rivivendo momenti ed esperienze, esprimendo gioia o dolore. È questo il nostro obiettivo e Chili ci permette di raggiungerlo aiutando la persona a liberare le proprie emozioni”.
Il servizio di Pet Therapy
Chili è solo una dei cagnolini che da qualche anno a questa parte hanno visitato la struttura nell’ambito di un progetto voluto dal personale sanitario della Fondazione e, in particolare, dalla dottoressa Loredana Masperi. Attività come la pet therapy sono infatti attivate nell’ambito di un più ampio servizio di sostegno psicologico e emotivo ai pazienti e alle loro famiglie.
“La Fondazione impiega le donazioni ricevute per questo tipo di servizi che si aggiungono all’assistenza sanitaria di base – precisa Maria Grazia Castelletti, referente per l’Hospice – La pet therapy è molto apprezzata: per alcuni pazienti è solo uno svago mentre per altri è una vera e propria terapia che li aiuta a esternare quanto provano in una fase delicata e particolare della propria vita”. Accanto agli interventi assistiti con animali, il reparto offre incontri con altri specialisti che accompagnano l’utente e la famiglia garantendo supporto psicologico.