Erba. #iononcisto, la protesta silenziosa dei commercianti

Caterina Franci 1 Maggio 2020

Attualità

I cartelli appesi dai commercianti erbesi fuori dai negozi

 

ERBA – “Vogliamo lavorare, perché è necessario. Non è giusto che i negozi di vicinato vengano ‘denigrati’ in questo modo: siamo stati messi in coda alle riaperture, neanche fossimo noi la causa del Coronavirus e nostri negozi sede di contagio”.

Lo sfogo è di Ketty Baruffini, parrucchiera e titolare nel negozio Ketty&Anto Parrucchieri in centro Erba, che ha lanciato una campagna di protesta silenziosa, ma simbolica: “L’abbiamo chiamata #iononcisto, e abbiamo invitato tutti i commercianti erbesi ad aderire, appendendo fuori dal proprio negozio due cartelli – ha spiegato – è partita da noi artigiani quali parrucchieri ed estetiste, perché di fatto siamo la categoria più penalizzata e che riaprirà più tardi, insieme a bar e ristoranti, ma riguarda tutti i commercianti. Abbiamo bisogno di lavorare, e soprattutto di farlo in sicurezza, per noi e per i nostri clienti” ha detto Ketty.

“Ad oggi, abbiamo una data simbolica di riapertura, il 1° giugno, ma nessuna indicazione concreta su come lavorare. Posto che attività come quella dei parrucchieri e dei centri estetici da sempre presuppongono un preciso e rigoroso protocollo sanitario, vista l’emergenza Covid19 sarebbe più opportuno ci venisse indicato un piano da seguire”.

La speranza di Ketty e degli altri commercianti è quella di poter rialzare la serranda del proprio negozio presto, con le adeguate precauzioni: “Magari si può pensare di ricominciare aprendo un solo giorno a settimana, dilazionando così l’utenza. È un’idea, speriamo possa essere presa in considerazione. Ad ora però ci preme di più avere dei protocolli ben precisi per poter svolgere la nostra attività in sicurezza, noi e gli altri negozi di vicinato” ha concluso Ketty.

Michele Riva

Anche il referente di Confcommercio a Erba, Michele Riva, commerciante, ha aderito alla campagna: “Per spirito di squadra, che deve contraddistinguere i commercianti di una città e di un paese – ha spiegato – ma anche perché credo sia giusto mandare questo messaggio. Noi vogliamo lavorare senza andare contro alle prescrizioni o sminuendo il discorso della tutela della salute. Abbiamo coscienza della situazione problematica che stiamo vivendo e che dovremo continuare a vivere fino a che non ci sarà una cura per questo virus, e crediamo che in quest’ottica andrà ripresa l’attività, con dei protocolli di sicurezza ben precisi. Da parte mia – ha concluso – c’è l’impegno a confrontarmi anche con il Comune che, so bene, non può fare molto ma confidiamo possa farsi portavoce delle nostre istante a livelli istituzionali più alti”.