Erba

Erba, il capo della DDA di Milano Alessandra Dolci ospite dei Lions

Caterina Franci 4 Dicembre 2019

Attualità, Erba

Alessandra Dolci

 

ERBA – E’ stato il magistrato Alessandra Dolci, capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, l’ospite della serata del Lions Club di Erba che si è svolta martedì sera presso l’Hotel Leonardo Da Vinci. Numerosi i partecipanti alla conviviale, tra cui il sindaco di Erba, Veronica Airoldi, i colleghi di Ponte Lambro (Ettore Pelucchi), Albavilla (Giuliana Castelnuovo) e Albese con Cassano (Carlo Ballabio), insieme ai rappresentanti delle forze dell’ordine del territorio, tra cui il Questore Giuseppe De Angelis e il Prefetto Ignazio Coccia, e il prevosto Mons. Angelo Pirovano.

Claudio Ghislanzoni

 

“In quest’anno così importante per il nostro Club, che festeggia il 50esimo di fondazione – ha ricordato il presidente Claudio Ghislanzoni – il tema di riflessione è il coraggio. Sicuramente una virtù ben impersonata da Alessandra Dolci, magistrato impegnato da oltre 30 anni nella lotta alla criminalità organizzata, che sono fiero di ospitare qui a Erba per parlarci di mafia, in particolare ‘Ndrangheta, fenomeno che interessa anche questo angolo di Brianza come le recenti inchieste hanno dimostrato”.

Aiutata dai giornalisti Paolo Moretti e Paola Pioppi, Alessandra Dolci ha tracciato un quadro di un fenomeno complesso e problematico quale è la ‘Ndrangheta calabrese, particolarmente radicata nel territorio lombardo: “Nell’hinterland milanese, soprattutto, la situazione è sintomatica” ha detto il magistrato citando il caso di Buccinasco, dove operano le principali cosche affiliate alla ‘Ndrangheta originarie di Platì. “Vorrei tuttavia sottolineare la presenza importante di una cittadinanza attiva, come nel vostro territorio, interessata a conoscere, a capire e a riconoscere il fenomeno mafioso. Questo è il primo passo per combatterlo e continuerò a ribadirlo: quando ci sono serate come queste, partecipate, informatevi”.

Il magistrato si è anche soffermato su quanto accaduto recentemente nel canturino, riportando l’attenzione sui processi per mafia e sull’opportunità, per i Comuni, di costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario: “Si ricorderà che Cantù in questo caso specifico non si è costituito parte civile, a mio parere si è trattato di un grave errore – ha detto Dolci – credo che in questi casi occorra avere al proprio fianco la comunità: la coesione sociale, la condanna di certe azioni, sono segnali forti”.

Sul comasco la DDA di Milano ha da anni gli occhi puntati, come ricordato dal magistrato: “La presenza della ‘Ndrangheta in questo territorio è datata ai primi anni ’50, si tratta dunque di un qualcosa che ha permeato la comunità. Negli ultimi anni, però, molti sono stati i cambiamenti. Se prima il fenomeno mafioso era quasi ‘estremizzato’ con attentati, numerosi omicidi, tanti atti intimidatori, oggi la prassi è cambiata. Oggi le locali agiscono nell’ombra, il motto è ‘passare inosservati’. Per contro, cresce l’omertà da parte di chi si trova ad alimentare, consapevolmente, questo fenomeno, fingendo che non sia così o disinteressandosi delle conseguenze. E’ questo muro di omertà che va abbattuto. Se qualcosa non torna, se ci sono i sospetti, occorre parlare con le forze dell’ordine” ha detto Dolci.

Significativo e portato ad esempio il caso di Vincenzo Francomanno, imprenditore (carrozziere) di Villa Guardia, uno dei pochissimi a denunciare ai pm antimafia le intimidazioni che subiva da anni dagli uomini dei Muscatello, una delle cosche più potenti nel Nord Italia. “Grazie al suo coraggio 28 mafiosi furono condannati – ha ricordato il magistrato che seguì il caso con l’allora capo della DDA Ilda Bocassini – ma chissà quanti subiscono ricatti e pressioni di questo genere, quanti imprenditori hanno visto la propria attività ‘assorbita’ dai clan. Si facciano avanti, il coraggio e l’orgoglio sono più forti della paura” l’appello del pm.

In conclusione, una riflessione sui giovani: “Spesso vado a parlare nelle scuole, è giusto che i ragazzi siano informati, sulla nostra storia, sul nostro passato. In generale, credo che il nostro paese debba recuperare la sua memoria. I giovani devono essere stimolati, devono avere dei valori e agire per poterli affermare. Questo può cambiare il nostro futuro, ne sono certa”.

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