
A preoccuparsi non sono stati solo gli educatori, ma anche le famiglie dei centoventi minori coinvolti nel mancato rinnovo dell’appalto, ed anche le associazioni presenti sul territorio comasco a tutela dei disabili sensoriali (quali l’Unione Italiana Ciechi, l’associazione Famiglie Audiolesi ed altri).
«L’Amministrazione provinciale di Como – commenta Alessandra Ghirotti, Fp Cgil Como – ha infatti deciso, anche a seguito della forte incertezza normativa sul destino delle province e delle funzioni ad essa connesse, e sulla base degli ingenti tagli ai trasferimenti decisi dal governo, di dismettere la gestione diretta del servizio. La scelta è stata quella di affidare la gestione ai Comuni ed agli Uffici di Piano tramite il trasferimento di fondi. Tutto ciò ha creato diversi problemi sia perchè i Comuni, gli uffici di piano ed i soggetti a cui si è chiesto di intervenire nella gestione dell’attività hanno risposto con modalità completamente diverse, sia perchè i fondi trasferiti sono stati notevolmente ridotti rispetto agli anni precedenti. Gli educatori coinvolti si sono trovati senza le ore assegnate e la possibilità di ricollocazione perché, nelle svariate modalità di affidamento, alcuni enti hanno chiesto ad altri soggetti di svolgere il servizio. Insomma un pasticcio che ha generato differenze sostanziali nel territorio, in alcuni casi i fondi sono stati trasferiti direttamente alle famiglie, in altri casi sono stati dati alle scuole private per garantire la presenza del personale educativo. Con queste modalità, la gestione del servizio ha creato una frammentazione ed una differenziazione sul territorio provinciale che non tutela le famiglie ed i minori disabili, non garantisce quella continuità educativa e di gestione coordinata del servizio e, inoltre, non tutela nemmeno il personale che da molti anni si occupa di questi minori».