Inverigo

Coronavirus, la storia di Beatrice: “Ecco come si vive oggi in Cina”

Caterina Franci 13 Febbraio 2020

Attualità, Inverigo

Beatrice Viganò, 27 anni di Inverigo, a Shenzhen, dove vive dal 2017. Qui in una foto scattata lo scorso ottobre

 

INVERIGO – “La situazione qui in Cina è grave, credo sia giusto che ci sia allerta e un allarme a livello mondiale: siamo tanti, e ci spostiamo di continuo. Però la situazione è meno tragica di quanto viene raccontato fuori dal paese, ad esempio in Italia”. La testimonianza arriva dalla città di Shenzhen, nella Provincia di Guangdong, non molto distante da Hong Kong. Qui vive Beatrice Viganò, giovane 27enne originaria di Inverigo, in Cina dal 2017.

Beatrice ha lasciato Inverigo quasi tre anni fa per fare un’esperienza all’estero. Dopo uno stage a Shangai si è trasferita a Shenzhen dove lavora per una Start Up come Hr Manager. Da alcune settimane Beatrice vive l’allarme del Coronavirus ma, ad oggi, non ha alcuna intenzione di rientrare in Italia.

Una cassiera al supermercato

 

“Sicuramente da quando sono qui – ci ha raccontato – ho vissuto molti alti e bassi, i cambiamenti in Cina sono veloci e da quando si è diffuso il virus la vita è cambiata un po’ per tutti. Dal punto di vista lavorativo io sono stata fortunata: come noto gli uffici sono stati chiusi, tutto il paese si è praticamente fermato per ridurre al minimo il rischio di contagio. Solo in questa ultima settimana, dopo il Capodanno Cinese, si sta cercando di ritornare alla quotidianità, a piccoli passi. Molti uffici sono ancora chiusi, altri hanno riaperto. Io ho la possibilità di lavorare da casa, mi basta avere una connessione internet e non ho problemi. È il resto della vita ad aver subito come una brusca fermata”.

“Proprio questo pomeriggio – ha proseguito – ho deciso di fare due passi sul lungomare cittadino sfruttando il bel sole. Da quando c’è l’emergenza tutti i parchi sono chiusi, così come le scuole e i centri commerciali dove di fatto restano aperti solo i supermercati per consentire agli abitanti di comperare quanto serve. C’è l’obbligo della mascherina, ho dovuto presto abituarmi: si esce solo con quella, per evitare contagi. C’è da dire che anche qui a Shenzhen – come in tutta la Cina – nonostante i 16 milioni di abitanti censiti, c’è un rispetto delle regole esemplare. Tutti indossano la mascherina, tutti sono rispettosi, evitano contatti. La paura, è evidente, c’è: si tratta come è stato spiegato di un virus di facile trasmissione e qui i grandi spostamenti di persone, di città in città, di regione in regione, sono all’ordine del giorno. Parliamo, dopotutto, di un paese di 1,4 miliardi di abitanti. Siamo controllati scrupolosamente ovunque andiamo, persino per rientrare nella mia casa mi viene controllata la temperatura corporea. Questo e tanti altri accorgimenti ci rassicurano sul fatto che l’emergenza sia gestita in maniera impeccabile, anzi da un certo punto di vista mi viene da dire meno male che è accaduto in Cina, è difficile trovare paesi altrettanto efficienti” ha commentato Beatrice.

Uno screenshot della mappa di WeChat per visualizzare i casi di contagio nelle vicinanze

 

Grazie a WeChat, applicazione di messaggistica cinese, la giovane può informarsi in tempo reale sulle notizie che circolano relativamente al Coronavirus e anche vedere, su una mappa, i casi di contagio (sia sospetti che effettivi) nelle vicinanze: “Quello che ho capito, informandomi, è che fuori dalla Cina le notizie vengono per lo più distorte e manipolate per creare allarmismo. Ad esempio ho saputo tramite i miei parenti in Italia che i notiziari parlano di date di riapertura di uffici e scuole, di supermercati presi d’assalto. La verità è che qui non sappiamo niente di certo e, personalmente, a Shenzhen non ho visto nessun assalto a nessun negozio. L’unica ‘crisi’ che c’è attualmente è quella delle  mascherine, sono terminate, ma proprio in questi giorni le fabbriche hanno ripreso a lavorare per produrle e presto dovrebbero essere ‘riassortite’. Per quanto spaventata, vivo e vedo una popolazione che sta reagendo bene: tutti hanno preso coscienza del problema e ora come ora cerchiamo di vivere tranquilli. Proprio oggi come dicevo sono stata sul lungomare e per la prima volta dopo diverse settimane ho trovato persone: uomini, donne, anziani, giovani, bambini. Normalità, è di questo che c’è bisogno, anche se la minaccia del virus spaventa, com’è giusto che sia”.

Una foto del lungomare cittadino scattata il 12 febbraio 2020

 

Beatrice come spiegato non intende, almeno per ora, tornare in Italia: “Penso, paradossalmente, di essere molto più al sicuro qui, dove le precauzioni ci sono e sono rispettate da tutti scrupolosamente – ha dichiarato – e, comunque, se è vero che hanno sospeso i voli diretti da e per la Cina, è anche vero che io posso andare in aeroporto e prendere un transfer: a quel punto, arrivata in Italia, chi può sapere che arrivo dalla Cina? Inoltre ho pensato anche che per raggiungere l’aeroporto dovrei prendere mezzi pubblici, a contatto con più persone, esponendomi ad un rischio più alto di contrarre il virus. No, la situazione per ora non è grave tanto da spingermi a fare rientro nel mio paese. Se tornerò sarà al massimo per motivi lavorativi” ha detto Beatrice.

Il sanificatore posto all’esterno del condominio dove abita Beatrice: ogni volta che la giovane rientra a casa deve passare questi “controlli”

 

“La mia testimonianza vuole essere positiva a fronte di tutte le cose scritte e dette su questa emergenza, o forse, più che positiva, costruttiva. Non voglio sminuire una situazione sicuramente grave e preoccupante – ha concluso Beatrice –  ma nemmeno nascondere dietro la paura l’ammirazione per come questo paese sta affrontando e gestendo l’emergenza. Ai miei connazionali chiedo di non credere in alcune false notizie che vengono diffuse, e di stare tranquilli, cercando di non farsi sopraffare dal facile allarmismo”.