Canzo

CimaAsso.it: Corni di Canzo… ma non solo!

Lorenzo Colombo 1 Dicembre 2014

Attualità, Canzo, Sport

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di Giacomo Perucchini

CANZO – Intervista virtuale alla scoperta del mondo di Davide ‘Birillo’ Valsecchi tra arrampicata, speleologia, storia dell’alpinismo con il punto fermo, il luogo del cuore da dove nascono tutte le esperienze: i Corni di Canzo e le montagne del Triangolo Lariano.

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ASSO – Giusto poche settimane fa, al convengo organizzato dal CNSAS per il 50esimo della XIX Delegazione Lariana (vedi articolo http://www.lecconotizie.com/attualita/il-soccorso-alpino-lecchese-festeggia-i-suoi-50-anni-203102/), si era alzato una sorta di grido d’allarme degli addetti ai lavori: “Non ci sono più gli alpinisti di una volta, sono tutti atleti mordi e fuggi, non c’è più la cultura romantica e la gioia della scoperta dell’andare in montagna”. Inquietudini riprese tempo fa anche dalle varie sezioni del CAI, anche attraverso un articolo sul Notiziario Montagne 360 dal titolo emblematico “Siamo alpinisti o turisti?”. Tendenza che in parte si avverte anche nel lecchese, tradizionalmente fucina dell’alpinismo, dove la storia e le vicende dovrebbero invece favorire una inversione di tendenza. Un primo segnale di questo risveglio e passaggio generazionale forse è presente, svariati sono i gruppi che si stanno mettendo in evidenza (Ragni, Gruppo Gamma, Asen Park solo per citarne alcuni). Noi con questo articolo andiamo a scoprire un gruppo di amici tra i meno noti ai “non-addetti ai lavori”, che partendo da una idea ben fissa stanno ora creando un bel movimento, sicuramente interessante e fuori dagli schemi comuni.

Il personaggio chiave di questa storia è Davide Valsecchi, per tutti Birillo, nella vita quotidiana ricercatore informatico presso LibraEsva srl, ma appena può esploratore locale, canoista, arrampicatore, speleologo e grande narratore delle sue avventure puntualmente riportate sul suo sito http://www.cima-asso.it/, che funge da diario di viaggio condiviso delle sue innumerevoli e frenetiche esperienze.

I Flaghéé a Cremona

Come nasce Cima-Asso.it?

Nel 1999, quando avevo 22 anni, sono stato arruolato per una spedizione alpinistica in Pakistan, sulle Montagne del Karakorum al confine con l’Afghanistan. Avevo pochissima esperienza all’epoca e più che altro il mio ruolo nel gruppo era di interprete e “mascotte”. Fu un viaggio incredibile, una delle ultimissime occasioni di avventurarsi in uno spazio bianco sulle mappe, uno degli ultimi ancora “vergini”. Alla fine me la cavai molto bene ed il giorno del mio compleanno, il 5 Agosto, ero a 5100m con i miei compagni sulla vetta di quella che oggi si chiama Cima-Asso. Il mio blog era nato per celebrare i 10 anni di quella salita ma si è trasformato in un diario d’avventura e stramberie che continua a crescere e ad arricchirsi di nuovi personaggi.

I tuoi racconti, spesso legati al nostro territorio, sono una specie di esplorazione: cosa stai cercando?  

Asso è il paese in cui sono nato e da cui prende il nome l’omonima montagna in Pakistan. Per questo volevo che quella montagna così lontana diventasse il pretesto per  riscoprire il nostro territorio. Così, utilizzando un normale telefono dotato di GPS, ho cominciato a censire i sentieri delle nostre montagne. Ovviamente quando inizi a curiosare in giro non sai mai cosa ti capiterà di scoprire: così mi sono imbattuto in vecchie miniere, grotte ed angoli dimenticati e sconosciuti del nostro territorio. Visto che spesso collaboro con le maestre delle scuole Assesi cercavo di dare ai miei racconti una valore esplorativo ma soprattutto educativo. Volevo invogliarli a conoscere il nostro territorio e dare loro le basi per farlo in sicurezza.

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Oltre al nostro territorio spesso nei tuoi racconti ci sono viaggi, vere e proprie avventure, anche all’estero…

Sì, le occasioni di allungare il tiro non sono mancate in questi anni. Sono stato più volte e per lunghi periodi in Ladakh e Kashmir. Viaggi un po’ zingari spesso con mete e obbiettivi improbabili ed assolutamente pretestuosi: ciò che importava era andare a curiosare. Allo stesso modo sono stato più volte anche in Tanzania, sul Tanganica ed in Congo. Grazie ad internet, ai collegamenti satellitari o a scassati internet point in mezzo alla giungla, è stato possibile rendere corale i nostri viaggi condividendoli quasi dal vivo con chi ci seguiva da casa. I Social Network ancora non esistevano ed esperienze condivise come le nostre erano ancora rare e preziose. Anche in questi viaggi cercavamo di coinvolgere le scuole. Quando siamo stati in Ladakh i ragazzi del setificio di Como disegnarono per noi delle bandiere a tema libero che poi, come indigene bandiere tibetane, abbiamo esposto in modo votivo ai venti Himalayani. L’ultima di queste bandiere l’ho portata a 6100 metri sulla vetta, ancora innevatissima, dello Stock Kangri. E’ così che sono nate le Flaghéé.

Cosa sono le Flaghéé?

Il termine Flaghéé è un neologismo tra la parola Laghéé, gente del Lago, ed il termine inglese Flag, bandiera. Sempre con le scuole abbiamo realizzato una lunga ghirlanda di 48 bandiere raffiguranti tutti i comuni che si affacciano sul Lario. Dopodiché ci siamo inventati dei viaggi che potessero diventare delle vere e proprie sfilate per queste bandiere del nostro territorio. Il primo anno, con una canoa polinesiana a due scafi,  abbiamo compiuto in 11 giorni il periplo completo del Lago di Como. L’anno successivo con una canoa canadese, attraverso l’Adda, il Po e la Laguna, abbiamo collegato Como e Venezia in un lungo viaggio a remi di 13 giorni. Il terzo anno abbiamo lasciato le canoe per attraversare a piedi tutte le 22 cime che si affacciano sul lago celebrando i 150 anni dell’unità d’Italia.

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Il prossimo viaggio delle Flaghéé?

Al momento le bandiere sono ferme, riposano e si allenano perché la prossima volta vorrei mischiare l’inverno, il lago e le nostre montagne in un unico viaggio. Servirà formare un equipaggio giovane e davvero forte per questa ennesima stramberia Flaghéé.

 Lago, montagna, ma sul sito ho visto anche foto in grotta. Ti dedichi anche alla speleologia?

Il nostro territorio è davvero straordinario ed unico: non manca davvero niente! Sotto di noi, nel Triangolo Lariano, abbiamo uno dei complessi di grotte più estesi d’Italia e lo stesso sotto la Grigna. Vengono da tutta Italia, persino dall’estero, per addentrarsi in questo mondo meraviglioso ed in buona parte ancora da scoprire. Per noi indigeni è un mezzo crimine disdegnare quest’aspetto delle nostre montagne. Inoltre, da un punto di vista alpinistico, la speleologia è un’esperienza incredibilmente formativa.

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Infine parliamo di arrampicata: raccontami dei Corni di Canzo.

I Corni sono la mia casa e la più grande avventura di sempre. Una roccia compatta, quasi compressa, che all’improvviso si trasforma in fragile e traditrice. Pareti dimenticate, trascurate dalla massa, ma tanto grandi da richiedere ore infinite per una manciata di tiri di corda. Riuscire ad arrampicare ai Corni ha richiesto tempo, pazienza e dedizione. Un risultato raggiunto perché ho la fortuna di arrampicare con un buon amico ed uno straordinario alpinista quale è Mattia Ricci.

I Corni racchiudono un’importante segreto. Il grande Eugenio Fasana, famoso anche per essere stato pioniere della Grigna agli inizi del ‘900, fu anche il patriarca dell’Alpinismo ai Corni di Canzo. Prima della Direttissima, del Sigaro Dones, della Torre, della Lancia, del Campaniletto e dei Maniaghi, Fasana tracciava nel 1911 la prima storica via sull’omonima parete del Corno Centrale. Forse è per questo che da allora i grandi di ogni epoca hanno tracciato, spesso senza  clamore, nuove linee sui Corni ed oggi quelle vie, spesso solo marginalmente ammodernate, sono una specie di biblioteca dell’alpinismo. Vie corte ma dure, spesso esposte ai venti freddi del lago e con un’anima intensamente alpinistica oggi sempre più inconsueta. Ivan Guerini, famoso scopritore della Val di Mello, una volta mi ha detto: “Ai Corni non esiste nulla di facile o banale, ogni salita è qualcosa di speciale”. Arrampicare ai Corni significa soprattutto trovare il giusto equilibrio tra modernità e tradizione, qualcosa che richiede esperienza ed un corretto approccio. C’è poco o nulla di “sportivo” ai Corni, è un posto meraviglioso ma anche molto severo. Per gli amanti del genere un vero eldorado da amare, proteggere e conservare (e mai da sottovalutare!).

Guerini è un mostro sacro dell’arrampicata, come hai fatto a contattarlo?

In realtà è stato lui a contattarmi: ha letto i mei articoli ed ha voluto conoscermi. La prima volta che ci siamo incontrati abbiamo compiuto insieme la prima ripetizione di una via di Vittorio Panzeri degli anni ’30 al Pizzo d’Erna. Una salita davvero straordinaria. Ero davvero stupito e così gli ho chiesto “Come fai a fidarti? A sapere che sarò all’altezza di starti dietro?” Lui, allegro come sempre, mi ha semplicemente detto “Conosco i Corni: se arrampichi lassù so che posso fidarmi”. Credo sia il più bel complimento che abbiano mai fatto a me ed alle mie montagne.

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Ci sono ancora via irripetute?

Più di quante si creda. Siamo indotti a credere che tutto sia stato già fatto e rifatto. In realtà questa è solo una verità di convenienza. L’avventura è ancora appena oltre la porta di casa, spesso però manca la cultura, la preparazione e la dedizione per poterla affrontare nel modo corretto. Nell’epoca dell’alpinismo “mordi e fuggi”, come lo hai chiamato tu, è preferibile che alcune cose restino dimenticate. La storia insegna che l’alpinismo è una ruota che gira, una costellazione di rivoluzioni e restaurazioni cicliche. Chissà, forse siamo all’alba di una nuova dirompente trasformazione. (ndr. Davide sogghigna divertito)

Progetti per il futuro?

A bizzeffe! Tuttavia credo che il più importante sia formare una squadretta di giovani perché conservi e continui quest’esplorazione delle nostre montagne. Vorrei che i Corni potessero diventare il punto di partenza per tutti quei ragazzi che vogliono sperimentare un alpinismo un po’ meno consumista e più intimo. Fortunatamente sono sempre di più le persone, anche terribilmente importanti e più esperte di me, che sembrano voler condividere e sostenere questo progetto.

Testa sulle spalle, ci si vede ai Corni!

Per maggiori info: http://www.cima-asso.it/ e la pagina Facebook https://www.facebook.com/cimaasso.

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