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Caldaie a biomassa, 2 milioni per il progetto. La minoranza: “Troppe incognite”

Caterina Franci 7 Dicembre 2022

Attualità, Erba

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Il municipio di Erba

 

ERBA – Caldaie a biomassa per scaldare gli edifici della città rendendo così Erba “autonoma” dal punto di vista energetico. Il progetto, varato dall’amministrazione guidata da Mauro Caprani, prevede l’installazione di nuovi impianti che in quattro blocchi interesseranno la scuola elementare e il PalaErba in via Battisti, il comune e la scuola Puecher, la scuola e la palestra di Buccinigo e infine la palestra comunale in via Bassi.

Nelle scorse settimane il Comune ha ricevuto da Regione Lombardia un finanziamento di 2 milioni di euro per realizzare il progetto che, come spiega l’assessore Alessio Nava, prevede anche una convenzione tra Erba e il comune di Barni per l’approvvigionamento della legna che diventerà il cippato con cui alimentare le caldaie.

“Siamo molto soddisfatti di questo progetto – il commento di Nava – e i contributi giunti da Regione ci indicano la bontà di questa scelta. Stiamo lavorando per definire tutti i dettagli dopo di che ci sarà l’affidamento dei lavori. Per il prossimo inverno vorremmo avere le caldaie attive“.

Al centro i consiglieri di Erba Civica, da sinistra Giovanna Marelli, Michele Spagnuolo e Giorgio Berna

 

Il progetto non ha mancato di suscitare perplessità da parte della minoranza, in particolare del gruppo Erba Civica composto dai consiglieri Giorgio Berna, Michele Spagnuolo e Giovanna Marelli.

“Ci sono troppe incognite sulla reale sostenibilità e sull’impatto ambientale dei nuovi impianti” hanno dichiarato, stilando un elenco di criticità. “Non discutiamo sugli oggettivi punti di forza, tra cui il finanziamento della Regione Lombardia, l’intento di contrastare il caro bollette, la presunta riqualificazione dei boschi – proseguono da Erba Civica – ma il piatto della bilancia pende decisamente dalla parte dei punti deboli e siamo convinti che piuttosto che imboccare  la via senza ritorno delle caldaie a bio massa, sarebbe meglio diversificare le fonti energetiche“.

“C’è un problema di mobilità – afferma Giovanna Marelli, insegnante e consigliere comunale – La realizzazione del progetto comporterà  un consistente aumento del traffico dovuto al passaggio di mezzi di rifornimento della materia prima delle caldaie in una zona di Erba intensamente frequentata da mezzi privati e pubblici. L’impatto dell’approvvigionamento sarà particolarmente accentuato per le due centrali termiche del centro (scuola di via Battisti e istituto Puecher), in quanto la continua necessità di movimentazione all’interno di aree scolastiche provocherà disagi e aumento della pericolosità”.

Sempre il consigliere Marelli si preoccupa per la sottrazione di spazi  alle scuole di Via Battisti e di Via Riazzolo, dove le centrali termiche saranno all’interno dei giardini scolastici, sottraendo di fatto spazi alla libera attività scolastica. In particolar modo per quanto riguarda la scuola di Via Battisti, vi saranno anche le tubazioni che, andando a servire il Palaerba, “causeranno importanti manomissioni nel giardino, vanificando anche in parte investimenti recenti quali la creazione del campetto di calcio/basket. Senza contare – prosegue Marelli –  l’impatto delle canne fumarie, in particolar modo per il progetto relativo al municipio e all’Istituto Puecher, che saranno  posizionate sul prospetto principale della scuola lungo la Via G. Majnoni e che dal piano sottostante la strada svetteranno oltre il tetto dell’edificio. Non sarà proprio un bel vedere”.

Fra le criticità rientrano i problemi di rifornimento della legna. “Dallo studio di fattibilità commissionato dal Comune – sottolinea il capogruppo Michele Spagnuolo – emerge che la massa legnosa in piedi non è sufficiente a sostenere il fabbisogno annuo di cippato necessario. Dalla normativa vigente è possibile un prelievo annuo di 200 tonnellate di legno in piedi ma il fabbisogno totale è stimato da progetto a 944 tonnellate annue. L’integrazione può essere fatta con materiale legnoso di scarto o a terra ma non è chiaro se questo fatto incida sulla resa che permette di raggiungere la classe energetica A1+, necessaria per giustificare l’intervento e il progetto.  Il rischio infatti è che il reperimento di materiale legnoso avvenga da zone boschive lontane incrementando notevolmente l’impatto ambientale legato al trasporto“.

Pulizia dei sentieri in Valle Bova (foto archivio)

 

“Riguardo alla riqualificazione dei boschi – prosegue Spagnuolo – la superficie di proprietà comunale è irrisoria e molto frazionata (15 ettari). Inoltre molti mappali sono all’interno della Riserva della Valle Bova (dato non presente nella relazione) con vincoli da rispettare. Come sarà possibile che aziende locali e non possano accedere in luoghi sperduti per tagliare 3-4mila mq di bosco? Nello studio si dichiara che la maggior parte del cippato sarà reperito da boschi privati o altre fonti (aziende boschive oppure ramaglie…).

Giorgio Berna ha sollevato invece il tema delle emissioni.  “Ci sarà un incremento del pm10, le particelle sospese in aria ambiente prodotte dai nuovi impianti a fronte di una riduzione di CO2 (biossido di carbonio). Ci domandiamo se l’incremento del PM10 previsto dal progetto possa essere considerato un rischio per la salute, considerando che gli edifici coinvolti sono di natura pubblica (scuola primaria e secondaria e palestra). Le particelle PM10, di natura particolarmente complessa e variabile, sono in grado di rimanere sospese per lungo tempo, anche lontano dal punto di emissione, e di penetrare nell’albero respiratorio umano e quindi avere effetti negativi sulla salute. Ancora più dannose per la salute sono le particelle di PM2,5, in quanto essendo di diametro inferiore al PM10 si fissano nelle cellule ancor più in profondità, aumentando quindi i rischi di problematiche cardiocircolatorie; inoltre il loro monitoraggio è decisamente più difficile”.

“Poi ci sono i costi di manutenzione e gestione. Gli impianti a biomassa – continua Berna – comportano maggiori oneri manutentivi rispetto ai tradizionali impianti a gas e soprattutto sono legati alla continua necessità di approvvigionamento della materia prima necessaria. In caso di difficoltà di approvvigionamento come si potrà procedere al riscaldamento degli edifici serviti? Ad esempio in caso di nevicate intense che rendano difficoltosa la circolazione, o qualora – in un prossimo futuro – la disponibilità di legname diminuisca? Si riattiveranno le precedenti caldaie a gas o saranno smantellate?”.

Il progetto approderà in consiglio comunale per la  discussione che, viste le premesse, si preannuncia lunga.