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Ca’ Prina covid-free, vietate le visite dei parenti. Ecco la situazione

Miryam Colombo 17 Ottobre 2020

Attualità, Erba

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ERBA – Il Coronavirus non ha fermato la propria corsa e, anzi, i dati degli ultimi giorni tracciano una linea dei contagi in continua crescita su tutto il territorio nazionale. Con l’aumentare dei casi di positività, torna quindi alta l’attenzione sulle Rsa, le case di riposo, tra i luoghi più colpiti dal Covid-19 durante i primi mesi dell’epidemia.

Per conoscere quale sia la situazione attuale presso la Rsa cittadina, Ca’ Prina, e quali siano le misure adottate dalla struttura a tutela degli ospiti e del personale abbiamo posto qualche domanda al dottor Alberto Rigamonti, nominato dal sindaco Veronica Airoldi presidente della Fondazione Giuseppina Prina lo scorso agosto.

A destra, il dottor Alberto Rigamonti (foto archivio – Cerimonia Eufemino 2020)

 

Dottor Rigamonti, qual è la situazione attuale in Ca’ Prina?

“Ad oggi (venerdì 16 ottobre 2020, ndr) non registriamo alcun caso di positività tra gli ospiti della Rsa e i 110 pazienti che avevano contratto il virus sono guariti. Da settembre abbiamo programmato i rientri in struttura secondo una procedura estremamente rigida: la persona viene sottoposta a tampone mentre si trova ancora a casa, dove deve restare in quarantena per una quindicina di giorni. Una volta passato questo tempo e avuto l’esito negativo del tampone, l’ospite viene introdotto nella Rsa e messo in isolamento per altri 14 giorni prima di essere inserito in reparto. Ovviamente, questi passaggi comportano un grande dispendio di camere e di energie, ma al momento sembra essere l’unica procedura possibile. Al momento, la struttura ha esaurito i 202 posti disponibili considerato anche che abbiamo deciso, nonostante l’alto numero di richieste in coda, di lasciare libere 10 camere per l’isolamento temporaneo nel caso vengano individuati casi di positività.”.

In che modo, invece, viene gestito il personale impiegato all’interno della casa di riposo?

“Dal 1° ottobre eseguiamo tamponi rapidi su tutto il personale (circa 200 persone) ogni 15 giorni e, nel caso venisse riscontrata la positività, i dipendenti vengono inviati immediatamente in ospedale per il test molecolare. Fortunatamente ad oggi non è ancora successo. Tutto il personale ha inoltre seguito il corso di formazione relativo alle procedure da attuare in questa fase di emergenza sanitaria e ciascuno si attiene alle rigide disposizioni che sono state imposte. Per questo motivo, non posso che ringraziare tutti i nostri operatori”.

E i volontari?

“Purtroppo abbiamo dovuto rinunciare a questa preziosa figura per poter garantire la massima sicurezza possibile. Un’unica eccezione è stata fatta per i volontari impiegati al centralino: chi presta servizio viene sottoposto alle stesse procedure di controllo che applichiamo al personale”.

Quale decisione è stata presa, invece, per le visite dei parenti?

“Da quando lo scorso aprile sono stato nominato dal sindaco come delegato è stata istituita una commissione medica interna di crisi che si è occupata di creare rigidi protocolli per definire l’operatività della struttura durante l’emergenza, in collaborazione con la dottoressa Tiziana Quirino, virologa, con la quale siamo costantemente in contatto e che una volta al mese effettua un sopralluogo di verifica. Ad agosto, invece, con la mia nomina a presidente, insieme al dottor De Leo, alle dottoresse Biffi e Elli e al dottor D’Amico, abbiamo ridefinito i protocolli interni”.

“Inizialmente avevamo previsto che i parenti degli ospiti potessero entrare solo dopo aver eseguito il tampone, ma ora il nuovo decreto non ci permette di far accedere più nessuna persona esterna nella struttura. L’unico modo che parenti e ospiti hanno di vedersi è attraverso il vetro del salone dove i pazienti vengono accompagnati da un educatore per incontrare, anche se solo oltre la finestra, i propri cari. Il vero problema è che, purtroppo, alcuni ospiti non vedono i propri congiunti da marzo. Solo in casi estremamente eccezionali, dettati dalle gravi condizioni di salute del paziente, viene concesso al parente di accedere alla camera. In questa fase abbiamo bisogno della collaborazione delle famiglie: per il prossimo venerdì 30 ottobre abbiamo organizzato un incontro in via telematica per aggiornare i parenti sulla situazione. Temo che saremo costretti a stringere ancora di più le misure che verranno comunque applicate fino a che non verrà reso disponibile un vaccino”.

“Ovviamente, queste condizioni non si applicano per le famiglie dei pazienti ricoverati presso l’hospice Il Gelso: dal momento che l’ala è dotata di un ingresso autonomo, i parenti possono accedere alla struttura per stare vicino ai propri cari. Al momento dell’ingresso viene comunque chiesto loro di misurare la temperatura e di compilare il modulo di autocertificazione”.