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Avis Erba, la lettera ai donatori del direttore sanitario dott. Tornari

Miryam Colombo 1 Ottobre 2020

Attualità, Erba

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Il dottor Paolo Tornari

ERBA – Una lettera destinata ai donatori quella inviata dal direttore sanitario di Avis Erba dott. Paolo Tornari che “a cuore aperto” ha voluto dire grazie a tutti i coloro che che, nonostante l’emergenza Coronavirus, hanno continuato a garantire scorte di sangue agli ospedali e aggiornarli della situazione sanitaria.

Di seguito pubblichiamo integralmente la comunicazione del direttore sanitario di Avis Erba, Paolo Tornari:

Nel momento in cui scrivo questo articolo immagino quanta sia l’informazione che i donatori di sangue già hanno: tutti i mezzi di informazione nel corso dei mesi di questo primo semestre del 2020 hanno avuto protagonista la pandemia sostenuta dalla diffusione globale del coronavirus denominato Covid 19.

Le prime informazioni rapportavano questo stipite virale come appartenente a virus non particolarmente pericolosi, noti per quadri clinici tipici del raffreddore comune. Altri ancora sono presenti come focolai negli animali, per i quali, data la conoscenza che abbiamo in campo veterinario già da molto tempo, prevedono l’impiego di vaccini per impedire che negli allevamenti di bestiame (bovini, suini, volatili) si creino focolai epidemici. È però vero che gli scienziati ci avevano avvisato da tempo del problema dei salti di specie dei virus e dei mercati con animali vivi, ma i politici sono restii a inimicarsi la gente vietando pratiche tenaci, per quanto autodistruttive. Nella mente umana il calcolo a breve termine supera sempre il vantaggio a lungo termine.

Sappiamo che in nostro Dna è rappresentato da un 20% di origine virale, segno delle moltitudini di infezioni passate a cui siamo sopravvissuti. Nell’ultimo secolo i successi della ricerca medica hanno alzato le nostre aspettative circa il grado di protezione che la scienza poteva garantirci da simili disastri. Il problema specifico attuale è la densità di popolazione senza precedenti in cui viviamo. Siamo otto miliardi sulla terra, stipati guancia a guancia in alcune realtà sparse per il mondo, per non dire quando voliamo in aereo chiusi dentro un tubo dove offriamo ai patogeni un serbatoio mondiale incomparabile in cui prosperare.

Siamo sistematicamente propensi ad assolverci dalla responsabilità di eventi spaventosi. La preistoria insegna che l’uomo di Neanderthal era una specie resistente sopravvissuta a molte vicissitudini climatiche; l’unica vera minaccia eravamo noi per lui. Nel giro di dieci millenni scomparvero ed è difficile pensare che non vi sia stata connessione tra l’invasione di noi umani moderni e la loro estinzione. Suggestivo pensare che un virus o un battere portato dagli invasori tropicali abbia sterminato i Neanderthal al posto nostro.

Covid 19/Sars-CoV2 rappresenta un nuovo patogeno che il salto di specie da animale (pipistrello) a uomo dimostra potenzialità eziopatogenetiche drammatiche. Questo fenomeno naturale è conosciuto come zoonosi Non è la prima volta che un rimodellamento di un microorganismo causa una evoluzione di stipite più pericoloso, per salto di specie o per evoluzione naturale dei microorganismi. Basti pensare alle pandemie note come influenza asiatica e spagnola, che segnarono anni di alta mortalità mondiale; in questi casi si trattò di un rimodellamento del genoma dei virus dell’influenza a diffusione interumana, che, al tempo, non era prevedibile e comunque non dava la possibilità di vaccinazione che ora, fortunatamente, in caso di influenza, abbiamo (basta che la popolazione a rischio si vaccini regolarmente tutti gli anni).

Derivano da zoonosi anche la pertosse che si è evoluta dai cani, il morbillo, che ha origine dalla peste bovina, l’influenza che proviene dai suini e dalle specie avicole, il vaiolo che giunge da bovini o cammelli, Ebola che per la prima volta rappresentò un salto di specie dai pipistrelli all’uomo. Nel prossimo futuro l’augurio che ci facciamo è che questo virus, se non trova più la possibilità di contagiare altre persone, possa eventualmente scomparire (è successo ad esempio per la SARS, pandemia da Coronavirus del primo decennio del XXI secolo, che dopo qualche mese, arrestò la sua diffusione interumana). La comunità scientifica si sta peraltro adoperando per la realizzazione di un vaccino, la cui efficacia pone non pochi dubbi in relazione al fatto che il virus dal quale ci si vuole immunizzare presenta una potenziale variabilità strutturale, rendendo così possibile una parziale o totale inefficacia del vaccino stesso (ecco perché ad esempio non è stato ancora possibile un vaccino contro i virus che sostengono i raffreddori comuni).

Nel frattempo diversi sono i protocolli di terapia che si stanno valutando per ridurre la gravità di malattia sostenuta da COVID 19, nonché per favorirne un decorso più breve e favorevole. Tra i tanti, la cui efficacia deve essere ancora dimostrata, l’impiego di anticorpi specifici diretti contro questo virus rappresenta un potenziale di grande effetto. Per capire questo basti pensare a quando ci procuriamo una ferita con corpi estranei che possono trasmettere le spore del battere causa del tetano: si va in pronto soccorso o dal proprio Medico di medicina generale, si fa una iniezione di anticorpi specifici contro il tetano è così ci mettiamo al sicuro. Lo stesso discorso è proponibile contro COVID 19. L’emergenza tumultuosa cui abbiamo assistito non consente ancora ai laboratori di preparare un prodotto contenente preparazione utile a che ci si possa immunizzare, come nel caso del tetano; serve tempo e in corso di pandemia i tempi vanno accorciati. Allora ecco l’ipotesi di utilizzare il plasma di soggetti guariti da COVID 19: nel loro plasma sono presenti anticorpi che hanno consentito loro di guarire dal virus. Alcuni centri ospedalieri hanno così pensato di infondere il plasma donato dai soggetti guariti da COVID 19 in persone malate. Questo ha consentito una evoluzione della malattia più lieve, con una guarigione percentualmente più favorevole.

La considerazione che in ambito AVIS viene spontanea è di quanto sia preziosa la donazione di sangue e plasma: la vita e la salute provengono dal sangue donato a chi versa in condizioni di malattia. Il nostro sangue detiene tra le tante componenti preziose, anche quelle che consentono di trasmettere anticorpi contro le malattie. Questi anticorpi sono presenti nel plasma, quindi non risentono di compatibilità correlate a gruppo sanguigno o fattore Rh. Ogni donazione di plasma consente di preparare infusione per due persone.

L’augurio è che questo protocollo si dimostri efficace e lo si possa impiegare sistematicamente. L’auspicio è che la malattia vada in completa remissione. La certezza è che i Donatori di sangue non smettono mai di essere protagonisti della salute di tutti gli uomini.