MERONE – Al via la rassegna per conoscere e combattere le mafie “4 colpi alla ‘ndrangheta”: ieri sera, mercoledì, presso il comune di Merone, si è tenuto il primo incontro intitolato “L’utilizzo dei beni confiscati alle mafie”. Come ospiti, l’avvocato Ilaria Ramoni, esperta in diritto del lavoro e in legislazione antimafia, la pedagogista Silvia Bartellini, di cooperativa sociale La Cordata che gestisce la Casa Chiarella di Milano, Roberta Magliacano, di cooperativa arcobaleno. Presenti inoltre l’avvocato e assessore Silvia Giampà; l’avvocato e assessore del comune di Como, Marcello Iantorno; il presidente del circolo ambiente Ilaria Alpi, Roberto Fumagalli.
La prima a prendere parola è stata l’assessore e avvocato Silvia Giampà, la quale ha introdotto il ciclo di incontri sul tema mafia.
“Questo è il primo incontro per conoscere le mafie e per combatterle. La rassegna si inserisce in un progetto organizzato dalla regione Lombardia nel 2015, ideato per sostenere le vittime della criminalità organizzata. Molti comuni hanno aderito presentando dei progetti, in particolare il Comune di Como ha portato avanti la realizzazione del progetto con Marcello Iantorno (avvocato e assessore del comune di Como ), che ha raggiunto la sua realizzazione attraverso questi incontri per diffondere la conoscenza del fenomeno della criminalità organizzata che, purtroppo, esiste anche sul nostro territorio. Il compito importante di questi incontri è diffondere la cultura della legalità, nei comuni, negli enti pubblici del territorio, con un occhio di riguardo per i giovani. L’obiettivo è quello di dare un sostegno psicologico alle vittime della criminalità, ma anche un aiuto economico per riuscire ad avere una vita diversa e nuova”
La parola è poi passata a Marcello Iantorno. “Diversi incontri con i comuni del territorio, università e rappresentanti di associazioni, hanno portato alla riuscita, con un contributo della regione, alla realizzazione di questa iniziativa che interessa tutto il territorio. Fondamentale è la diffusione della conoscenza tra tutti i cittadini, in modo che ognuno possa assumere comportamento consoni e finalizzati alla promozione della legalità. Questi incontri tratteranno del tema della criminalità organizzata, fortemente presente anche nel territorio Lombardo, e delle modalità attraverso cui le vittime possano denunciare, continuando a rimanere tutelati attraverso le diverse iniziative in atto”. Ha poi ringraziato i presenti e tutti coloro che hanno contribuito e contribuiranno al progetto in atto.
Roberto Fumagalli, presidente del circolo ambientalista Ilaria Alpi, ha introdotto il dibattito, sottolineando che oltre al ciclo di incontri durante i quali si tratteranno le diverse tematiche riguardanti le mafie, sarà possibile visionare le opere della casa editrice Becco Giallo, che ha creato una piccola mostra dedicata a quattro vittime della criminalità. Ha poi delineato le tematiche di cui si è discusso: “Anche nella nostra provincia esistono vittime di mafia, ma non se ne parla spesso. E’ un fenomeno che caratterizza il nostro territorio da circa 40 anni. La domanda da porsi allora è la seguente: Perché parlare di beni confiscati? Esiste anche nel nostro territorio la mafia?”
La risposta è sì, come si evince dalle parole dell’avvocato Ilaria Ramoni, autrice del libro “Per il nostro bene – viaggio nell’Italia dei beni confiscati”, ha parlato subito di dati, molto significativi e stupefacenti. “In Lombardia ci sono 1638 immobili confiscati, non solo a criminalità mafiose e circa mille aziende sempre confiscate per attività criminali. A Como ci sono circa 80 beni confiscati e ben 16 di questi sono presenti a Erba.” Ha poi continuato sottolineando la simbolicità che un bene confiscato possiede: “L’idea è che il bene che ci è stato tolto, da coloro che lo utilizzavano in maniera illegale e quindi criminale, deve essere restituito ai cittadini, in modo che lo possano riutilizzare in maniera socialmente utile. Questo perché molto spesso quel bene confiscato è stato pagato con il sangue per riuscire a sconfiggere i criminali che ci stavano dietro”
Ha poi preso parola Silvia Bartellini, che ha parlato della Casa Chiaravalle di Milano, il bene più grande sottratto alla criminalità in Lombardia. Si tratta di una proprietà confiscata alla famiglia Molluso, molto radicata nel territorio di Chiaravalle, in provincia di Milano: due ville più due appartamenti, per un totale di 70 posti letto, 2 ettari di giardino e 7 ettari di spazi coltivabili. Il tribunale di Milano iniziato a fare delle indagini e nel 2009 ha sequestrato il bene, nel 2012 è seguita la confisca e nel 2013 è stato aperto il bando per la presentazione di progetti, con l’obiettivo di creare un luogo per accogliere persone in difficoltà.
“Passepartoui (l’organizzazione formata da 5 imprese sociali, di cui Silvia Bartellini è a capo, ndr) nel gennaio 2017 ha iniziato la progettazione. Questo bene – ha spiegato Bartellini – diventerà un luogo di accoglienza per persone in difficoltà, soprattutto di donne che hanno subito violenze di ogni genere, in parte italiane e in parte straniere. Inoltre, il giardino, sarà luogo di coinvolgimento per le persone del territorio locale, in modo da creare solidarietà e coesione. Sarà un luogo per curarsi attraverso la solidarietà e un luogo dove si possa educare alla collettività e all’integrazione. Ad esempio, nel giardino ci sono già delle arnie, si farà un orto condiviso e molte attività di comunità.”
L’inaugurazione di Casa Chiaravalle, è prevista per il 20 maggio. Inoltre Silvia Bartellini ha voluto evidenziare l’importanza dell’appoggio finanziario che ogni progetto deve avere, in quanto le associazioni non possono far fronte alle spese per riqualificare interamente il bene.
In percorsi come questi le difficoltà non mancano: “I problemi sono tantissimi – ha detto Ilaria Ramoni – Innanzitutto, il primo problema è la tempistica di passaggio del bene confiscato dallo Stato ad un Comune o a una Provincia. Molto spesso la risposta non perviene in maniera immediata, ma dopo anni. Una volta che il bene perviene al Comune o alla Provincia si ricomincia da capo: o può utilizzarlo per sé oppure può indire dei bandi per assegnarlo a enti differenti e, in tal caso, l’associazione o il destinatario deve intervenire per riutilizzarlo. Molto spesso però il bene viene devastato prima di essere confiscato dagli stessi criminali, quindi servono molti soldi per ristrutturarlo e renderlo idoneo per il suo utilizzo. Per questo motivo, bisogna trovare dei finanziamenti. Fondamentale in ogni caso è attivare quel bene e renderlo utile per il territorio secondo le necessità dei cittadini.”
Ha poi concluso “Nel caso in cui ci sono degli immobili inutilizzabili, vanno demoliti, sennò rimangono inutilizzati. In questo modo si possono offrire alternative alle persone di quei posti, ad esempio a donne che spesso si dissociano dalla criminalità per garantire ai propri figli una vita diversa e nuova. Per questo la criminalità, le vittime di mafia e i beni confiscati sono strettamente collegati. I progetti devono essere vissuti. Gli inizi sono sempre difficoltosi, la collettività è importante. Non bisogna contare sull’eroismo dei singoli”
A chiudere l’incontro è stata Roberta Magliacano, coordinatrice del centro diurno Galbiate, raccontando la sua esperienza di riqualifica di un bene confiscato e del progetto Memoria in Movimento dedicato in particolare modo agli anziani. La serata si è poi conclusa con i ringraziamenti e un caloroso applauso da parte dei presenti.
Il prossimo appuntamento con la rassegna 4 colpi alla ‘ndrangheta sarà il prossimo mercoledì, 11 aprile, a Ponte Lambro (vedi qui programma)