Como

Como Acqua, in assemblea no alla fusione. Livio: “Ci perdiamo tutti”

Caterina Franci 16 Novembre 2017

Attualità, Como

Il Presidente della Provincia Maria Rita Livio

COMO – L’assemblea di Como Acqua convocata ieri, mercoledì pomeriggio, si è chiusa con il no al processo di fusione delle 12 società operative sul territorio provinciale. 105 i Comuni presenti (sui 128 comuni soci) che hanno votato: due i grandi assenti, Cantù e Erba. Como, che ha invano chiesto un rinvio della riunione, si è infine espresso contro. La morale la fanno i numeri: con il 61% dei sindaci favorevoli non è stato raggiunto il quorum necessario, fissato al 66% (due terzi dei votanti), determinando di fatto lo stop al processo di fusione.

Le parole del presidente Maria Rita Livio sono di delusione. Criticata, è stata soprattutto l’assenza di Cantù, comune per il quale si era deciso il rinvio del voto: “Abbiamo lavorato con Cantù per trovare un accordo, votato due giorni fa durante l’assemblea dei Sindaci. Ieri non si è presentato, contribuendo in maniera determinante a far naufragare la fusione. E’ davvero una grande delusione” ha commentato amara la presidente, che ha poi fatto alcune considerazioni: “La stragrande maggioranza degli amministratori presenti, 105 su 128 Comuni soci, ha votato a favore della fusione, raggiungendo quasi il 62%. Il 17% ha invece votato contro: 3 i Comuni che hanno effettivamente votato no, tutti gli altri hanno invece votato scheda bianca. Geograficamente – ha aggiunto la presidente Livio – non potuto fare a meno di notare che si tratta di comuni del Triangolo Lariano, per una presa di posizione nettamente politica che rammarica molto”.

Inevitabile un accenno alla lettera di Regione Lombardia contenente l’esito di perizia: “Diverse sono state le interferenze in questa già tormentata vicenda – ha detto Livio – ma quella della Regione è stata grave. Non aveva nessun titolo per esprimersi sulla vicenda in più ha fatto una verifica di perizia utilizzando dati presi da internet”.

Ora, come annunciato, è il momento della riflessione: “In questa cosa ci perdiamo tutti, come comaschi – ha sottolineato la presidente, che nei prossimi giorni, una decina almeno convocherà un tavolo di discussione con i soggetti preposti – la nostra Provincia si è dimostrata ancora una volta molto originale. L’obiettivo di questa amministrazione è una gestione pubblica dell’acqua, vorrei poter recuperare parte di ciò che è già stato fatto e vedere se le cose si possono sistemare, altrimenti il piano B prevede l’affidamento a privati tramite gara. Sarebbe davvero una sconfitta per tutti”.

Veronica Airoldi

Assente all’assemblea anche il Comune di Erba: “Avevo scritto il giorno precedente alla Provincia chiedendo di rinviare l’assemblea e il voto di un mese almeno, per consentire a me ma anche ad altri Comuni ancora non convinti sulle verifiche delle perizie di avere tutti i chiarimenti del caso. Non mi è stato risposto – ha commentato il sindaco Veronica Airoldi – dalla Regione abbiamo ricevuto un esame di perizia che parla chiaramente di anomalie, la Provincia si ostina a dire che non è compito della Regione entrare in queste dinamiche, ma io dico che se ti viene fatto notare che qualcosa non va ne prendi atto e cerchi di sistemarlo. Io sto ancora aspettando gli atti con gli esiti delle perizie svolte dalla Provincia che ho richiesto più di una settimana fa alla Presidente”.

Alberto Gaffuri

C’è delusione anche tra i sindaci dei Comuni che invece sostengono la causa della fusione. E’ il caso di Albese con Cassano: “Le dinamiche di voto sono molto complesse – ha spiegato il sindaco Alberto Gaffuri – di fatto ieri la maggioranza dei sindaci ha votato sì, la fusione è di base passata ma non è stato raggiunto il quorum necessario ad attivare il processo. Dispiace, perchè era una grande opportunità e ora come ora lo scenario di indire una gara per l’affidamento ai privati non è allettante per niente. Sulle perizie? E’ un ostacolo immaginario – ha dichiarato – dal punto di vista della fusione non ha nessun valore, al massimo può incidere sulla formulazione successiva della tariffa che, comunque, può essere ritoccata qualora si presentino problemi. La lettera della Regione non aveva nessun titolo, ma i sindaci ancora indecisi sulla fusione si sono attaccati a questa scusa per tirarsene fuori. Perchè attenzione, Como era presente, e ha votato contro, mentre Cantù e Erba, con la loro assenza, non hanno votato, di fatto dimostrando di volere restare fuori dalla faccenda”.