CANZO – Tutto pronto il grande appuntamento con “La Giubiana da Canz”, antico rito della cultura rurale, tradizione tipica delle terre di Brianza dove bruciando come un rito di purificazione il fantoccio della Giubiana, si propiziava simbolicamente l’andamento della stagione futura.
Rito che si compie l’ultimo giovedì di gennaio, in concomitanza con i giorni della merla (trii dì da la merla), i più freddi dell’anno, con un grande falò. Dal modo in cui bruciava e dalle modalità di diffusione del fumo si traevano auspici di buona o cattiva fortuna. La Giubiana, vecchia e brutta come la stagione trascorsa, viene accompagnata per le vie del centro storico con un corteo di simbologie rurali rumoroso e festante (i bagaj an rebelott) ed il suono lugubre dei tamburi. L’atmosfera del corteo è resa suggestiva dal buio, dalla luce delle fiaccole e dai personaggi simbolici.
Tra i personaggi simbolici: i pumpier in bicicletta che aprono il corteo, curano la sicurezza e i pericoli del fuoco; i corni del bech e i cilostar che portano i simboli (fiacul) della luce che vince l’oscurità; il pastur ca suna ‘l cornu; i buschiro con gli attrezzi per l’antico lavoro invernale ancora pratica in paese: il caratteristico carett di paisan cun l’asan, che trasporta la Giubiana custodita dal boia; al Barbanera cui bigliet dela luteria, come nelle antiche feste di paese; i bagai e i tusan da Canz bei e brut, bun e gram, con il volto colorato di bianco o di nero, simboli del positivo e del negativo: i bun con il suono delle campane invocano le forze del bene e i gram con il frastuono di toll, cuerc e batul scacciano il negativo e la malasorte; i Regiu vestitit cul capel e ‘l tabar, che rappresentano gli anziani sapienti del paese; l’aucat di caus pers, i testimoni del prucess e la cumar dala cuntrada; i stria picitt ca fan strimì cun la magia… e i diauj dala bela vus che cantano l’ode alla Giubiana; l’om Selvadigh, antichissimo simbolo della cultura alpina, che vive in armonia con il bosco e che conosce i segreti della natura, arriva dal silenzio delle selve del Cimin da Tenura; l’Anguana, misteriosa fata benefica, simbolo d’acqua come elemento vitale femminile; l’Urzu, che esce dalla tana ala Crota dal Bavesc, simbolo della forza istintiva dei cicli della natura che non può essere domata; al casciadur ca duma e fa balà l’urzu: la musica cun la banda; il ritmo dei tamburi che segue i tempi del corteo e del prucess cun i Giuin da Canz; i gent cui fiacu, che seguono spontaneamente il corteo.
“Tutto questo – spiegano gli organizzatori de La Cumpagnia di Nost da Canz – per trascorrere una serata non incollati davanti al televisore, ma riscoprendo il desiderio intimo di stare tutti insieme per affrontare in armonia con la natura la buona e la cattiva sorte, rivivendo le antiche radici della nostra cultura insubre/prealpina”.
Un appuntamento davvero suggestivo che farà compiere ai presenti un vero e proprio tuffo nel passato e nelle nostre tradizioni.