Introdotta grazie all’associazione Il Mantello Odv, l’attività si rivolge ai pazienti con demenza e disturbi dell’umore
“La musica apre uno spazio relazionale diverso, che va oltre la parola”, spiega il musicoterapista Daniele Molteni, da marzo in servizio a Cantù
CANTU – All’ospedale di Comunità di Cantù è stata introdotta la musicoterapia come strumento di supporto per i pazienti ricoverati, in particolare per chi convive con demenza e disturbi dell’umore. L’iniziativa è resa possibile grazie alla collaborazione con l’associazione Il Mantello Odv, da anni attiva nel territorio comasco nell’ambito delle cure palliative e dei servizi di assistenza alle persone fragili.
Le sedute si svolgono sia individualmente che in piccoli gruppi, alternando ascolto musicale, rievocazione di brani noti e utilizzo di strumenti semplici. L’obiettivo è stimolare le funzioni cognitive e favorire una regolazione emotiva che possa incidere positivamente sul benessere quotidiano dei pazienti.
“La musicoterapia si rivela particolarmente efficace nello stimolare funzioni esecutive e abilità cognitive come l’attenzione e la memoria di lavoro – spiega la dottoressa Cassandra Tutino, geriatra di Asst Lariana – Attraverso l’ascolto attivo, il riconoscimento di melodie familiari e l’interazione ritmica con gli strumenti, i pazienti vengono incoraggiati a mantenere e potenziare queste competenze fondamentali, spesso compromesse dalla patologia di base”.
Il percorso non coinvolge solo i pazienti. Centrale è anche la partecipazione dei caregiver e dei familiari. “Per i pazienti con demenza è fondamentale il coinvolgimento attivo del proprio caregiver – prosegue la dottoressa Tutino – Questo approccio inclusivo non solo rafforza il legame col caregiver ma crea un ponte emotivo che va oltre le barriere cognitive imposte dalla malattia. La condivisione dell’esperienza musicale permette di ristabilire modalità di comunicazione non verbale, favorendo momenti di connessione autentica e riducendo lo stress sia del paziente che del familiare”.
Un impatto positivo si riflette anche sul lavoro degli operatori sanitari. L’ambiente musicale, sottolinea la specialista, facilita le interazioni, rende meno difficoltose le attività assistenziali e consente di instaurare relazioni più autentiche con chi presenta disturbi del comportamento.
I primi risultati, secondo la geriatra, sono incoraggianti: “Abbiamo osservato un miglioramento nei disturbi comportamentali e psicologici della demenza, una maggiore regolarità del ritmo sonno-veglia e un generale miglioramento del tono dell’umore nei pazienti coinvolti”.
Sul progetto porta la sua esperienza anche il musicoterapista Daniele Molteni, che collabora con Il Mantello dal 2018: “All’ospedale di Comunità di Cantù ho iniziato a lavorare a marzo di quest’anno e sono felice di questa nuova esperienza che consolida l’idea che la musicoterapia possa essere uno strumento di cura in più e che si integra bene nei contesti di fragilità”.
Secondo Molteni, i benefici riguardano non solo la memoria autobiografica e altre funzioni cognitive residue, ma anche la relazione e l’adesione al percorso di ricovero. “La musica, nella sua accezione terapeutica, apre uno spazio relazionale diverso, che va oltre la parola. Nei percorsi di cura, soprattutto in fasi delicate o di fine vita, poter accedere a un canale non verbale consente di esprimere emozioni, evocare ricordi, regolare l’attivazione emotiva e ritrovare frammenti di identità”.
Il musicoterapista sottolinea inoltre il valore del lavoro di squadra: “Essere parte di un’équipe clinica è fondamentale: la musicoterapia funziona quando si lavora insieme, quando gli operatori sanno riconoscere le situazioni adatte, attivare l’intervento, osservarne gli effetti e contribuire a consolidarli”. E conclude con una frase raccolta durante un incontro: “Cosa fa la musica? La musica ti legge dentro”.
Gli Ospedali di Comunità, come quello di Cantù e quello di Mariano Comense, diretti rispettivamente dal dottor Cosimo Prete e inseriti nel Distretto di Cantù-Mariano Comense guidato dal dottor Carmine Paparesta, rappresentano strutture di ricovero intermedio per pazienti che necessitano di cure a bassa intensità clinica.
L’associazione Il Mantello, fondata nel 1994, ha ricevuto nel 2020 dalla Regione Lombardia il premio Rosa Camuna e continua a promuovere attività di sostegno e cura rivolte non solo ai pazienti terminali e alle loro famiglie, ma anche ad anziani e persone fragili, con l’obiettivo di offrire un’assistenza sempre più umanizzata.