Erba

Mercato. Le associazioni di categoria: “Gli ambulanti chiedono di lavorare”

Caterina Franci 3 Giugno 2020

Attualità, Erba

ERBA – Per le prossime due settimane il mercato non alimentare di Erba resterà ‘ridotto’: la decisione è stata presa dall’amministrazione comunale in seguito ai problemi di assembramento emersi in Piazza Mercato giovedì scorso, 28 maggio.

Lunedì 1 giugno, in sede di commissione, il vicesindaco e assessore al Commercio Erica Rivolta ha incontrato i rappresentanti di categoria, la Polizia Locale e la Protezione Civile per cercare di trovare una soluzione. “Siamo tutti a caccia di normalità – ha detto l’assessore – ma dobbiamo mantenere alta l’attenzione e mantenere le regole di distanziamento sociale ed evitare assembramenti. Giovedì scorso al mercato si è verificata una situazione ovviamente inaccettabile, per questo motivo, momentaneamente, abbiamo convenuto di mantenere alternata l’esposizione dei banchi, almeno per le prossime due settimane (4-11 giugno, ndr), in modo da garantire con maggiore efficacia il distanziamento e il rispetto di tutte le regole“.

Una situazione che, di fatto, non ha lasciato contenti gli ambulanti, categoria particolarmente penalizzata dall’emergenza sanitaria, che chiedono di ripartire ‘tutti insieme’.

Mi rendo conto che la situazione non sia semplice, il sindaco di Erba Veronica Airoldi e l’assessore Erica Rivolta hanno dimostrato molta responsabilità e, giustamente, non sottovalutano il problema sanitario, capisco il loro punto di vista, ma dall’altra parte noi dobbiamo necessariamente tutelare i nostri ambulanti: sono stati i primi a chiudere e gli ultimi a ripartire, le difficoltà economiche sono tante e ora chiedono solo di poter lavorare” ha commentato Carlo Tafuni di Confcommercio Como.

Carlo Tafuni

Per Tafuni il problema dei ‘campanelli’ di persone che si sono formati al mercato giovedì scorso è nato dalla disposizione sbagliata di due banchi, che avrebbe creato un ‘tappo’. “Il primo giovedì di ripresa del mercato non alimentare non ci sono stati problemi, il secondo si è creata questa situazione spiacevole ma sicuramente ‘risolvibile’. E’ evidente – ha detto – che aumentare il numero delle banchi contribuirebbe a dilazionare l’afflusso di persone, lo abbiamo fatto presente all’amministrazione ma la decisione è stata un’altra. Ci dispiace perché in diversi altri mercati si è lavorato per ripartire tutti insieme, sono certo che anche a Erba sarebbe possibile farlo”.

Tafuni ha poi continuato: “Gli assembramenti che si sono verificati al mercato dimostrano che la gente lo aspettava e che è voluto. L’importanza del mercato per una città è nota, in particolare per quello di Erba che è un mercato storico. Si era parlato di trasferirlo in un’altra area a causa dell’emergenza Covid ma l’idea era stata accantonata per evitare una desertificazione dei centri cittadini. Ora siamo di fronte a questa situazione, ma non vogliamo litigare o fare polemica con l’amministrazione, bensì collaborare: auspichiamo di lavorare insieme per fare ripartire il mercato nella sua completezza il prima possibile” ha concluso Tafuni.

Claudio Casartelli

Più critica la posizione di Confesercenti Como che ha definito la scelta dell’amministrazione erbese ‘incomprensibile’: “Erba è l’unico comune dove, per la questione del mercato, abbiamo fatto fatica – ha dichiarato Claudio Casartelli, Presidente di Confesercenti Como – siamo riusciti a riaprire il mercato di Como, che dal punto di vista logistico era il più complesso, questo grazie all’amministrazione comunale che ha dimostrato buonsenso e voglia di fare lavorare gli ambulanti. A Erba purtroppo c’è un’eccessiva prudenza che davvero non comprendiamo: non diciamo di abbassare la guardia e permettere assembramenti, ma la decisione dell’amministrazione continuare a penalizzare una categoria già provata” ha detto Casartelli.

Siamo arrabbiati – ha concluso – e non capiamo la scelta dell’amministrazione. Dopo due settimane, giuste, di prova, era il momento di fare ripartire il mercato completo, invece niente. Questo penalizzerà ambulanti, clienti, che vanno volentieri al mercato e che lo troveranno ‘ridotto’, con il rischio ulteriore di creare inutili disparità territoriali”.