Erba

Si apre la Sagra del Masigott. Alla riscoperta del dolce della festa

Miryam Colombo 19 Ottobre 2019

Attualità, Erba

ERBA – Il terzo fine settimana di ottobre è arrivato e con esso la tanto attesa Sagra del Masigott, vero e proprio appuntamento per gli erbesi e non solo. Un’occasione di divertimento e riscoperta della tradizione.

Si inizia oggi, sabato, con il torneo di calcetto balilla umano dalle 13 alle 19 e il concerto folk rock italiano de I Luf alle 21. Domani, domenica, la sagra riprende con gli appuntamenti religiosi con la messa e la processione mentre nel pomeriggio si susseguiranno l’esibizione de I Falconieri del Feudo, la sfilata per le vie della città degli Sbandieratori di Fenegrò, il teatro dei burattini, la supercuccagna e  il concerto dei “Fine Brains & The Big Shoes”, previsto alle 21.

Durante la sagra saranno inoltre presenti lo stand diagnostico di Cuore in Erba, Linda Truccambimbi, il laboratorio di restauro di mobili antichi a cura dell’Associazione Culturale Ars e, sulla via pedonale, Pompieropoli e il mercatino dei produttori agricoli locali giunto alla sua terza edizione.

Accanto alle tante attrazioni e attività, protagonista della festa è la cucina della tradizione con i piatti tipici, le caldarroste, le frittelle e il Masigott.

Già. Perché il “Masigott” oltre che essere il nome della festa è anche il nome di una piccola e dolce pagnottella prodotta da decenni nella pasticceria Sartori di via Volta. Una ricetta che si tramanda di generazione in generazione e che racchiude tutto quel gusto di ritrovarsi e riscoprirsi erbesi proprio della sagra.

Tutto è iniziato negli anni ’70 del secolo scorso quando Francesco Sartori decide di rappresentare la festa del Masigott in un dolce che potesse in questo modo divenirne simbolo. E così unendo diversi tipi di farina, tra cui quella di grano saraceno e quella di granoturco, a uvetta, pinoli e scorza d’arancia nacque il piccolo masigott.

Roberta Sartori stringe tra le mani il dolce del Masigott

 

Un dolce, dunque, che racchiude in sé il tentativo di bilanciare sapori e ingredienti del territorio per esprimere lo spirito della città raccolta in festa: “Il masigott è espressione del pensiero e della passione di un uomo che ha voluto creare qualcosa che fosse in grado di racchiudere un significato che va oltre a quello del semplice prodotto – ha spiegato Roberta Sartori che con la sorella Anna gestisce la storica pasticceria di via Volta – E per farlo mio papà si è lasciato ispirare dalla sagra e dalle tradizioni della città”.

Così il significato di “persona goffa”, proprio del termine dialettale “masigott”, si ritrova nella forma bombata e irregolare del dolce, mentre l’uso di farine diverse rimanda direttamente alla tradizione contadina in cui a seconda dell’andamento delle annate si prediligevano grani differenti e, ancora, all’uso di un misto di acqua e farina per imbrattare le porte degli appestati.

Gli altri ingredienti hanno poi fatto il resto impreziosendo la preparazione che nel 2000 ha ottenuto il riconoscimento dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, su proposta della Regione Lombardia come  “Prodotto Agroalimentare Tradizionale lombardo”.

E se la festa del Masigott si esaurisce in due giorni, la sua energia continua tutto l’anno nel dolce che porta il suo nome: “Produciamo il masigott tutto l’anno – ha continuato Roberta Sartori – Anzi, è molto apprezzato dagli stranieri che nel periodo estivo arrivano in città. Ovviamente viene preparato nel rispetto della ricetta del papà perché quest’ultima esprime un significato profondo. Anche noi oggi in pasticceria cerchiamo sempre di pensare, creando, a ciò che vogliamo trasmettere”.

E allora, come scrisse il ragionier Rivolta: “Ho ciappà i pussé mej di condiment. I ho messedà cont i savor de la Brianza; G’ho taccà là un grizzen de sentiment, Cont oli de gombet in abondanza. Adess disem, o gent, sa va fa nagott, L’è minga un portent ‘sto Masigott?”.