ERBA – Nella mattinata di oggi, giovedì, l’Ats Insubria ha fatto il consueto punto sull’andamento della pandemia. Due i punti fermi emersi dai dati in possesso: “Dove ci si vaccina di meno ci si infetta di più, il non vaccinato ha un’alta probabilità di ammalarsi. Il numero di sanitari renitenti al vaccino sono irrisori rispetto alla platea, ma la legge ci impone di ridurre questo numero”.
“L’andamento dei nuovi casi è positivo, perché i contagi si stanno riducendo – ha detto il dottor Giuseppe Catanoso, Direttore Sanitario -. I numeri dei contagi tra i giovani sotto i 24 anni, che si sono vaccinati, in buona parte si sono ridotti rispetto al periodo di fine luglio, assistiamo invece a degli aumenti nella fascia tra i 50 e i 64 anni e tra i 25 e i 49 anni”.
Per quanto riguarda la zona lariana c’è un po’ di preoccupazione per la parte del medio Lario dove c’è una ridotta adesione alle vaccinazioni, un po’ peggio solamente la zona del Luinese. “Stiamo procedendo, dal 23 agosto vediamo una buona adesione tra i giovani che si stanno prenotando al ritmo di 2000 persone al giorno, soprattutto giovanissimi, probabilmente in vista del rientro a scuola e della ripresa delle attività sportive – ha detto la dottoressa Ester Poncato, Responsabile Programmazione Campagna Vaccinale -. Abbiamo invece raggiunto il plateau per le fasce d’età medio alte, tra i 40/50enni, che fanno fatica a prenotarsi. Ricordo che problemi di approvvigionamento di vaccini non ce ne sono più. Come popolazione generale la copertura è dell’80,9% tra prime e seconde dosi e prenotati. La provincia di Como è più virtuosa in tutte le fasce d’età, in linea con la media regionale, mentre per la provincia di Varese la media è più bassa. A preoccupare è la zona del Luinese dove c’è uno scostamento significativo in negativo di persone non vaccinate, soprattutto tra i giovani. E infatti la prevalenza delle infezioni è speculare”.
Nella zona di Como il problema è la parte del medio Lario dove c’è un comportamento simile a quello di Luino: “La popolazione giovanile non sta rispondendo all’appello. Abbiamo già scritto ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta per attivarsi per promuovere un’opera di convincimento sui loro pazienti, per stimolarli alla vaccinazione, e pensiamo di coinvolgere anche i sindaci”.
Obbligo vaccinale per professionisti e operatori sanitari
“Dei circa 6000 nominativi di sanitari non vaccinati siamo arrivati ad archiviare circa 4500 posizioni. Si tratta di soggetti residenti altrove che di fatto erano vaccinati, oppure persone che hanno prodotto la documentazione che ha portato all’archiviazione per motivi di salute, di fatto persone per le quali c’era una controindicazione alla vaccinazione o un’insussistenza dell’obbligo vaccinale – ha detto la dottoressa Annalisa Donadini, Dirigente Medicina di Comunità -. Alla fine del percorso sono partiti circa 1000 accertamenti, mentre sono circa 500 le posizione aperte perché ancora in lavorazione. Pensiamo di finire il lavoro nel giro di qualche settimana. Abbiamo appurato che nel 10% circa degli accertamenti inviati hanno fatto seguito delle comunicazioni formali da parte degli interessati che hanno prodotto certificato vaccinale per una vaccinazione fatta all’estero (spesso Svizzera) o altra regione. Qualcuno si è anche vaccinato subito dopo aver ricevuto accertamento e ciò vuol dire che questa misura così strema sortisce anche un effetto nell’immediato. Ricordo che per i sanitari che devono mettersi in regola in maniera celere l’accesso alla vaccinazione è libero senza appuntamento”.
I medici “no vax” sono comunque un numero irrisorio rispetto alla platea generale dei sanitari, hanno tenuto a sottolineare da Ats. Una cosa che ha creato grande disagio, invece, è il fatto che molti operatori sanitari non leggono le Pec (Posta Elettronica Certificata) e quindi hanno ricevuto la comunicazione della sospensione direttamente dal proprio ordine: “Colleghi che lavorano in altri Paesi o altre regioni, se hanno fatto la vaccinazione, controllino la loro Pec e ci mandino certificato di avvenuta vaccinazione”.
Green pass
“La Regione ha istituito una sezione per chi ha difficoltà a ottenere green pass: c’è una parte informativa e poi si può inviare una segnalazione attraverso un form. Come Ats Insubria attraverso il form, dal 5 al 25 agosto, abbiamo ricevuto 3.402 segnalazioni suddivise sostanzialmente in tre diverse tipologie di persone che non sono riuscite a ottenere il Green Pass: 816 segnalazioni di soggetti che hanno concluso il ciclo vaccinale all’estero (spesso frontalieri che lavorano in Svizzera), 230 segnalazioni per Green Pass di guarigione e 2.356 segnalazioni verificate ed inviate a Regione Lombardia per risoluzione del problema (ad esempio soggetti con una dose di vaccino perché hanno avuto l’infezione nei tre mesi precedenti oppure soggetti con doppia dose che per qualche motivo non sono stati registrati). In quest’ultimo caso Ats verifica la sussistenza dei criteri di rilascio del Green Pass poi la segnalazione passa ad Aria per la registrazione sulla piattaforma nazionale, mentre nei primi due casi Ats verifica e genera un Authcode attraverso il sistema che permette al cittadino di scaricare il Green Pass.
Incidenza e vaccinazioni
“Il rapporto tra incidenza e vaccinazioni è abbastanza evidente. E purtroppo non è un caso se la Sicilia, regione che si è vaccinata meno, oggi va verso la zona gialla. Noi vediamo la Sicilia lontana ma dobbiamo pensare a tutti i vacanzieri che in queste ore stanno facendo ritorno nelle rispettive regioni – ha detto il direttore Giuseppe Catanoso -. Dove ci si vaccina di meno ci si infetta di più e il non vaccinato ha un’alta probabilità di ammalarsi. Dico questo anche alla luce del fatto che il vaccino Pfitzer non è più un vaccino sperimentale, ma è a tutti gli effetti uno strumento utile valido anche per gli Over 60″.
LE SLIDE CON GLI ULTIMI DATI DELL’ATS INSUBRIA