RIMINI- Maxi operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari, 2 in carcere e 1 ai domiciliari e al sequestro preventivo di beni per oltre 200 mila euro per associazione a delinquere, usura, furto e non solo.
“Paper Moon 2” è il nome dato all’operazione svolta da 50 Finanzieri di Rimini, Avellino, Bari, Caserta, Forlì-Cesena, Milano e Napoli, che ha permesso di intercettare un progetto di infiltrazione nel settore turistico romagnolo.
Gli indagati, di origine campana, erano già noti alle forze dell’ordine per precedenti e ora dovranno rispondere di reati quali associazione a delinquere, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, usura, abusiva attività finanziaria, furto aggravato, detenzione abusiva di armi, favoreggiamento della prostituzione, simulazione di reato, falso ideologico del privato in atto pubblico, truffa.
Oltre alle misure cautelari disposte dal G.I.P. di Rimini sono in corso anche 13 perquisizioni domiciliari e presso sedi di società.
Secondo quanto emerso dalle indagini, un gruppo di persone provenienti dalla Campania si sarebbe stanziato nella provincia di Rimini gestendo in forma occulta dal 2015 un Hotel e un Bar sul lungomare riminese. Non solo, perché sempre durante le investigazioni sarebbero emersi anche reati di usura ed abusiva attività finanziaria commessi nei confronti di imprenditori romagnoli con tassi dal 60% al 99%.
Ad aggravare il quadro criminale anche un furto effettuato con il metodo “magnete” per abbassare i costi di gestione di un locale sulla spiaggia.
Le indagini condotte dalla Fiamme Gialle hanno quindi permesso di ricostruire l’evoluzione del business del gruppo che, in breve tempo si sarebbe infiltrato nell’economia legale della Romagna, controllando diverse attività economiche; avrebbe commesso estorsioni evocando la loro appartenenza alla camorra e avrebbe intestato a terzi ingenti patrimoni e attività commerciali.
Nonostante un’apparente situazione reddituale insufficiente a soddisfare i fabbisogni primari, gli indagati in realtà avrebbero manifestato un’elevata disponibilità economica. Le intercettazioni telefoniche e ambientali avrebbero infatti chiarito che il denaro provenisse dalla partecipazione occulta in numerose società operanti nel lucroso settore turistico ricettivo, intestate a prestanome, nonché dai reati di abusiva attività finanziaria, usura ed estorsione commessi