ERBA – Un invito all’unione e alla coesione sociale per la comunità di Crevenna e per l’intera città quello celato nell’allestimento realizzato sul sagrato della chiesa di Santa Maria Maddalena in occasione del suo 300° anniversario di fondazione.
Sono passati, infatti, tre secoli da quel 22 maggio 1722, data scelta come simbolo per l’edificazione della chiesa che, come ha ricordato il vicario parrocchiale don Ettore Dubini, ha visto una lunga gestazione.
Per ricordare questo importante avvenimento un gruppo di volontari, capitanati dall’instancabile Angelo Garofoli, ha voluto dar vita (barca compresa!) a una vera e propria opera d’arte: al di sotto di un ampio porticato coperto da reti da pesca e decorato con rami di ulivo, a richiamo dei tradizionali archi trionfali, il mare azzurro ospita una barca, “La Maddalena”, guidata dalla figura di San Pietro.
Un piccolo capolavoro, segno non solo di grande maestria d’artigiano, come dimostra la miniatura della statua di Santa Maria Maddalena posta sulla prua della barchetta, ma anche e soprattutto della devozione del popolo di Crevenna che con questo gesto ha voluto celebrare il ruolo aggregativo che la chiesa, intesa tanto come edificio quanto come comunità, ha avuto in questi secoli.
Riferendosi all’episodio biblico in cui la nave di Pietro, travolta da una tempesta, viene preservata dall’intervento di Gesù, don Ettore ha infatti spiegato: “L’allestimento vuole essere un tentativo per facilitare la comprensione del ruolo che la chiesa, come popolo, ha in un quartiere. I fedeli di Crevenna hanno vissuto attorno a questo edificio per secoli, affrontando momenti di gioia, ma anche di sofferenza e di prova, e solo affidandosi alla figura di Pietro e, quindi, di Cristo ha potuto salvarsi dal naufragio e ritrovare la retta via”.
Un richiamo che già nel passato era stato lanciato alla comunità: nella navata principale dell’edificio, infatti, è posto un architrave sormontato da un crocefisso con angeli al di sotto del quale è posto un cartiglio con la frase latina “Haec est via, ambulate in ea”, “Questa è la via, camminate in essa”. Come sottolineato da don Ettore, la frase, citazione di Isaia, era stata voluta dal parroco don Pagano nel 1714 per ricordare anche al popolo di Crevenna quale fosse la vera strada da seguire, in un momento storico in cui il nostro territorio, da poco stato annesso ai domini austriaci, risentiva delle pressioni politiche e sociali che si stavano affermando.
“Oggi, come allora, abbiamo bisogno di ritrovare la via da seguire – ha chiosato don Ettore -. In un tempo di dispersione sociale, abbiamo bisogno di trovarci come comunità unita attorno a Cristo e questa barca vuole esserne un segno”.