CANTU’ – Questa mattina, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Cantù hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano, su richiesta dei P.M. Sara Ombra ed Alessandra Dolci, a carico di Giuseppe Murabito, nato a Locri (Rc) il 03 ottobre 1986, Valerio Torzillo, nato Cantù (CO) il 07 ottobre 1994 e di Jacopo Duzioni, nato Como 15 settembre 1992.
Gli indagati sono stati raggiunti dai militari del Nucleo Operativo presso la Casa di Reclusione di Milano Opera dove si trovano reclusi dal 26 settembre 2017, giorno in cui scattava l’operazione “Ignoto 23”, condotta unitamente al Comandante Provinciale Carabinieri di Milano, contro alcuni gruppi della ‘ndrangheta operanti in Lombardia.
Il provvedimento notificato oggi ai tre riguarda l’ennesimo episodio di violenza che li ha visti protagonisti, in prima persona, sempre in Piazza Garibaldi di Cantù, lo scorso 24 aprile. I tre, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato ignoti, avevano aggredito G.S.D. di anni 27, originario della Repubblica Dominicana, regolarmente residente in città, colpendolo ripetutamente con calci e pugni su tutte le parti del corpo e, in particolare, trascinandolo per i piedi e scaraventandolo a terra, sferrandogli calci alla testa e procurandogli ferite e lesioni giudicate guaribili in 40 giorni. Il tutto è stato compiuto avvalendosi delle modalità mafiose previste dall’art. 416 Bis C.P. e, in particolare, usando espressioni quali: “Noi siamo calabresi …. da noi in Calabria si fa così!”
Si è fatto riferimento all’operazione “Ignoto 23”, indagine condotta unitamente al Comando Provinciale di Milano contro alcuni gruppi della ‘ndrangheta operanti in Lombardia. Una branca di tale indagine, si ricorderà, ha interessato specificamente la città di Cantù, dove il Nucleo Operativo della Compagnia di Cantù, a partire dall’ottobre del 2015, aveva avviato un’indagine finalizzata a far luce su una serie di episodi violenti che hanno destato un forte allarme sociale nella popolazione. Episodi iniziati, peraltro, immediatamente dopo un raid all’interno della Discoteca “Spazio” di Cantù, organizzato da un gruppo di personaggi originari di Africo (RC) legati da stretti vincoli di parentela con il capostipite della potente famiglia dei “Morabito”.
A tale raid seguì il ferimento, a colpi di arma da fuoco, di Ludovico Muscatello, nipote del boss Salvatore, capo della locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense. Successivamente a questi due significativi episodi, che segnarono una certa flessione del potere sino ad allora gestito dalla famiglia Muscatello, a Cantù prese piede, appunto, il gruppo collegato ai Morabito, che iniziò a spadroneggiare in tutti i locali della Piazza Garibaldi, a qualsiasi orario, senza pagare le consumazioni, provocando risse e disordini, con il chiaro scopo di dimostrare pubblicamente la propria supremazia sul territorio. Il gruppo criminale in questione giunse, ben presto, a sottomettere gli addetti alla sicurezza della discoteca Spazio ed a decidere, addirittura, chi potesse o meno accedere al locale: un comportamento certamente preordinato e strutturato, perfettamente in linea con le modalità tipicamente utilizzate dalla criminalità organizzata per assumere il controllo del territorio. L’episodio oggi contestato ai tre arrestati è solo l’ultimo, tra quelli denunciati, di una lunga serie di eventi riconducibili al gruppo capeggiato da Morabito Giuseppe.
I Carabinieri, per quanto riguarda i fatti contestati con il provvedimento odierno, hanno accertato che l’aggressione al giovane domenicano è solo il più grave di una serie di atti di violenza, sino ad oggi non denunciati, organizzati e posti in essere dagli indagati, mirati ad allontanare dalla “piazza” di Cantù, per timore di intromissioni nelle loro attività, gli appartenenti ad un nutrito gruppo di cittadini sudamericani che aveva individuato, come luogo di ritrovo, i locali pubblici situati sulla via Rebecchino di Cantù.