ERBA – Sono passate ormai cinque settimane dal giorno in cui, il 24 febbraio, Regione Lombardia ha stabilito la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per fronteggiare il dilagare del contagio da Covid-19. Il provvedimento, originariamente previsto fino al 3 aprile, è stato rettificato da una nuova ordinanza dello scorso 21 marzo con la quale è stata disposta la chiusura fino al 15 aprile.
Una notizia e una necessità a cui le scuole hanno reagito con prontezza, determinazione e impegno: videolezioni, didattica online, attività di ogni tipo sono state solo alcune delle soluzioni pensate da docenti e dirigenti scolastici in tutta la regione e in tutta Italia. E molteplici sono le testimonianze raccontate a questo proposito nelle scorse settimane.
Anche le scuole del territorio erbese hanno risposto a questa nuova sfida, non senza qualche comprensibile difficoltà iniziale poi superata e trasformata in occasione di apprendimento e di relazione tra docenti e alunni, come ci hanno raccontato alcuni presidi.
“La didattica online procede abbastanza bene – ha commentato il preside del Liceo “Carlo Porta” di Erba, Piermichele De Agostini – Quasi tutti gli insegnanti si mettono in contatto con gli studenti almeno una volta alla settimana via Google Meet e in questo modo riescono a mantenere vive le relazioni con i ragazzi, oltre che portare avanti le spiegazioni e in alcuni casi anche le interrogazioni. Finora sono stati segnalati solo casi sporadici di difficoltà di connessione”.
Un sistema quello della didattica in remoto che assomma su di sé una serie di criticità, ma anche di potenzialità, come hanno ricordato Stefano Bosio e Ismaele Pozzoli, coordinatori didattici ed educativi rispettivamente della Scuola Primaria e Secondaria dell’Istituto San Vincenzo e dell’Istituto Professionale Agricoltura e Sviluppo Rurale e Laura Volta, direttrice corso di Istruzione e Formazione Professionale per operatore agricolo di Albese.
“La potenzialità della didattica online è senza dubbio legata alla capacità di interazione continua con i ragazzi e alla possibilità di utilizzare strumenti nuovi ed entusiasmanti per arricchire le lezioni – hanno precisato – Il limite è senza dubbio quello di non potere vivere pienamente l’incontro con i ragazzi, il non poterli avere in classe! Il maggior rischio della didattica on line è quello di portare all’esasperazione una depersonificazione del rapporto educativo. L’educazione e la didattica non possono infatti fare a meno di una forte relazione tra docente e ragazzi, capace di muovere la loro sete di crescita attraverso le esperienze che la realtà pone loro innanzi e che sono, di per sé, generative di conoscenze e competenze”.
A questo proposito, dunque, si apre uno degli interrogativi principali di tale situazione: Quanto ancora la didattica online dovrà sostituire quella in presenza? E quando, quindi, si potrà rientrare effettivamente nelle classi? Quesiti che portano con sé nuove sfide che gli insegnanti e i dirigenti stanno cercando di affrontare pur in un quadro di notevole incertezza.
“Riguardo alla possibilità che questa situazione possa protrarsi sino alla fine dell’anno, si possono individuare due aspetti, uno di carattere procedurale, uno di carattere sostanziale – hanno precisato i coordinatori dell’Istituto San Vincenzo – Il carattere procedurale riguarda la formalità con cui si svolgeranno gli scrutini a fine anno e gli esami di fine ciclo e per questo dovremo aspettare necessariamente le indicazioni che giungeranno dal Ministero e dalla Regione Lombardia per il corso IeFP. L’aspetto sostanziale è invece legato alla validità formativa che la didattica a distanza può avere e alla valutazione. In realtà tale aspetto non ci spaventa: i docenti propongono infatti ai ragazzi “verifiche autentiche” o “compiti di realtà”, capaci di metterli di fronte a problemi da risolvere con originalità utilizzando le proprie competenze e ponendoli di fronte all’analisi dei propri punti di forza e debolezza, non semplicemente chiedendo una ripetizione di nozioni”.
Vero e proprio “punto di domanda” resta l’esame di maturità e dal Ministero, al momento, non sono ancora giunte indicazioni certe. Vero è che i docenti continuano a affiancare i propri alunni e a prepararli per la prova finale nonostante, appunto, la prospettiva sia tutt’altro che definita.
“Questo è un problema che va affrontato a livello generale – ha precisato il dirigente del “Porta” – Per parte nostra, possiamo fare poco, ma quel poco lo stiamo facendo: ad esempio, ridurre drasticamente il numero di verifiche previste e promuovere le interrogazioni a video”.