Erba

Commercio in crisi? A Erba meno negozi, ma più bar e ristoranti

Miryam Colombo 21 Febbraio 2020

Economia/Lavoro, Erba

Corso XXV Aprile

 

ERBA – Crisi o non crisi? Questo il dilemma rispetto alla situazione del settore commerciale in città. La risposta non è certo semplice, ma quel che è evidente è che nel 2019 chi ha investito a Erba lo ha fatto soprattutto nel settore della ristorazione. Questo è quanto emerge dalle statistiche elaborate dagli Uffici del Comune in merito all’andamento del settore commerciale nel 2019.

Dal 1° gennaio al 31 dicembre dello scorso anno, sono state complessivamente aperte 47 nuove attività a fronte della chiusura di 33 esercizi commerciali.

Al primo posto per numero di aperture, si posizionano i pubblici esercizi e, in particolare, appunto, quelli di somministrazione assistita o non assistita di alimenti e bevande, ovvero ristoranti e bar, con 14 nuovi locali contro 5 chiusure. Nella stessa categoria, rientrano poi 3 nuove strutture ricettive extralberghiere, ovvero case e appartamenti vacanze a fronte di una cessazione.

Diversa, invece, la situazione per i negozi di vicinato: nel 2019 sono state avviate 7 attività di vendita di prodotti non alimentari, come abiti, vestiario, accessori e altri generi, a fronte della chiusura di 16 esercizi, mentre sono stati aperti 6 nuovi negozi alimentari con una sola chiusura. Rispetto a questo dato, tuttavia, gli Uffici comunali hanno precisato come “la cessazione di molti esercizi di vicinato sia compensata dalla riapertura dopo uno o più anni nei medesimi locali”.

Rispetto alle altre categorie, le analisi rilevano 4 aperture e 1 chiusura per attività di commercio elettronico o per corrispondenza, 3 avvii e 3 cessazioni per il settore artigianale, alimentare e non, 1 nuovo negozio di acconciatura contro 3 chiusi, 5 aperture contro 2 chiusure di esercizi di tatuatori, piercer e estetisti, 2 nuove attività di altri servizi (come consulenza, ludoteca e agenzie di viaggi) e 1 chiusura, 1 nuova azienda agricola e 1 nuovo agriturismo a fronte di nessuna cessazione.

A parte rispetto al totale vanno considerati i dati del commercio su aree pubbliche, tra cui quelli del mercato settimanale dove sono stati registrati 4 cessazioni di attività, un alimentare e 3 non alimentari (due delle quali chiuse per decadenza della concessione), nessun nuovo avvio e 10 subingressi, ovvero il subentro in attività già esistenti a seguito del cambio della titolarità di concessione.

Un tema delicato, dunque, quello della situazione del commercio in città che spesso ha diviso e continua a dividere le parti e i cittadini soprattutto in relazione al decentramento degli investimenti che sempre più sembrerebbero concentrarsi nelle aree limitrofi al centro città prediligendo, invece, le arterie di collegamento e le aree ad alta frequenza.

Complessa, infine, la definizione delle ragioni di tali dinamiche: c’è chi attribuisce la “fuga” dei negozi alla “configurazione sfavorevole” del centro cittadino, chi alla mancanza di cura dell’arredo urbano, chi ad una scarsa pianificazione urbanistica che comprenda una riqualificazione delle frazioni. Di queste tematiche si tornerà a parlare nel prossimo Consiglio comunale, fissato per lunedì 24 febbraio, dopo che il consigliere di minoranza Enrico Ghioni ha presentato una mozione per il sostegno e il rilancio del commercio in città.