Merone

Merone. In tanti al funerale di Dante Brambilla, morto in un tragico schianto

Caterina Franci 29 Gennaio 2022

Cronaca, Merone

MERONE – In tanti hanno preso parte questa mattina, sabato 29 gennaio, ai funerali di Dante Brambilla, morto in un tragico schianto lo scorso 22 gennaio in via Trieste a Erba. Il 57enne di Merone era molto conosciuto in paese dove gestiva, insieme al fratello Gabriele, il bar Volta. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato dolore e sgomento.

Sabato scorso Dante si trovava alla guida della propria auto quando si è scontrato contro il treno 1617 in transito lungo la linea ferroviaria Milano-Asso. Secondo le ricostruzioni delle Forze dell’Ordine, non si esclude che l’uomo non abbia visto le barriere del passaggio a livello abbassate, sfondandole e finendo sulla sede ferroviaria proprio nel momento in cui stava passando il treno diretto verso Erba. Un impatto tremendo in cui Dante ha perso la vita.

Stamattina il paese si è stretto intorno alla famiglia, la mamma Graziella e il fratello Gabriele per dare l’ultimo addio al 57enne.

“Credo che la prima frase del Vangelo che abbiamo ascoltato renda precisamente ciò che abbiamo nel cuore – ha detto Don Marco Zanotti, parroco di Merone, durante l’omelia – sembra che improvvisamente il buio copra tutto e fermi il tempo in modo drammatico, talmente drammatico che sembra non fare vedere la luce alla fine. E in questo buio nascono nel nostro cuore tante domande. L’altro giorno, quando sono andato a casa di Dante per benedire il suo corpo, parlando con la mamma e il fratello ci siamo detti proprio questo: siamo di fronte a un buio che non trova risposta. Perché una morte così?”.

Il parroco ha ricordato il sorriso semplice e accogliente di Dante: “Avete scelto una bella foto per ricordarlo. Quel sorriso dice proprio la sua persona, dice di uno sguardo che va oltre. Le volte che mi capitava di passare da lui, ho sempre ricevuto questo sorriso, un sorriso di chi forse sta guardando oltre anche nella vita, con lo sguardo benevolo di Dio. Era il sorriso di chi voleva bene”.

“Proprio quel sorriso – ha continuato il don – ci dice che la morte non è l’ultima parola. Se oggi siamo qui è perché vogliamo aggrapparci a questa resurrezione, alla certezza che Dante, anzi Dantino, come lo chiamavano tutti, è nelle braccia di Dio anche se è un momento difficile per tutti. La resurrezione però vince sulla morte, anche su una morte così. Ci ricorderemo sempre di quel sorriso, forse a volte disarmante nella sua semplicità, ma che diceva il bello”.

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