Annone. Dopo il crollo del ponte 12 mesi di indagini e ancora nessun responsabile

Caterina Franci 28 Ottobre 2017

Cronaca

LECCO – Di chi è la responsabilità del crollo del Ponte di Annone? La domanda, un anno dopo da quel tragico evento (28 ottobre 2016), è ancora senza risposta. Gli inquirenti si sono subito messi al lavoro per cercare di fare chiarezza sulla tragedia, caratterizzata fin dall’inizio da un rimpallo di colpe tra Anas e Provincia di Lecco.

Un compito non facile, vista la mole di documenti da analizzare e di aspetti da approfondire, del quale si sono occupati da un lato una commissione ministeriale appositamente costituita dal Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e, dall’altro, l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Lecco, coordinata dal procuratore capo Antonio Chiappani e dal sostituto procuratore Nicola Preteroti.

Nel registro degli indagati, per ora, sono stati iscritti tre nomi: si tratta di Angelo Valsecchi, dirigente del Settore Viabilità della Provincia di Lecco, Andrea Sesana, suo vice e Giovanni Salvatore, capo del centro manutenzione Anas. Le accuse sono di omicidio, disastro colposo e lesioni. 

Sui resti del manufatto (che giace ancora oggi in un deposito giudiziario) ha lavorato per lunghi mesi un team di tecnici guidati dal perito nominato dalla Procura Ing. Marco Di Prisco, professore ordinario di Tecnica della Costruzione al Politecnico. I tecnici hanno esaminato i resti dell’infrastruttura, per valutarne lo stato di usura, quindi la documentazione disponibile sulla sua manutenzione. Un’operazione, quest’ultima, non sempre facile: parte degli incartamenti, come emerso durante le indagini, non sarebbero infatti stati ritrovati, smarriti probabilmente durante il trasloco degli uffici provinciali da Como a Lecco.

Il sostituto procuratore Nicola Preteroti (a sinistra) e il procuratore capo Antonio Chiappani

 

Alla fine la perizia è stata stesa e depositata in Procura. Al suo interno, come emerso, una serie di inadempienze da parte di più responsabili, indicati un ad uno dall’Ing. Di Prisco, firmatario della relazione. In primis Anas e Provincia di Lecco, i due enti su cui la Procura ha subito puntato i riflettori: il primo ‘colpevole’ di non aver provveduto alla completa manutenzione del manufatto e di non aver interdetto la Statale 36 quando si sono verificati i primi segni del cedimento del cavalcavia, oltre che di non aver disposto e portato a termine le indagini diagnostiche necessarie.

Anche Villa Locatelli, a suo modo, è additata come responsabile: è provinciale infatti la strada che scorreva in corrispondenza del cavalcavia crollato (Sp49) e della Provincia era il compito di mettere una segnaletica che delimitasse la portata del ponte o che quanto meno vietasse il passaggio di trasporti eccezionali, visto l’evidente stato di usura. 107 tonnellate il peso del tir, della ditta Nicoli Trasporti Spa di Albino (Bg), che ha causato il crollo del manufatto: il camion trasportava bobine di metallo. Al suo passaggio il ponte  ha ceduto, sbriciolandosi sulla sottostante Statale 36.

Nelle carte peritali c’è anche la Provincia di Bergamo, che avrebbe rilasciato l’autorizzazione al trasporto eccezionale a circolare senza effettuare le verifiche necessarie.

La Procura, ha fatto sapere il dottor Chiappani, sta terminando di fare le proprie valutazioni sulla perizia depositata: “Entro il mese di novembre scioglieremo la riserva” ha annunciato. Non è dato sapere al momento se verrano emessi altri avvisi di garanzia, o se gli indagati resteranno tre. Il cerchio delle responsabilità, con la valutazione della definitiva della perizia, dovrebbe quanto meno stringersi.