Erba

Servizio idrico integrato, Erba dice no alla fusione con Como Acqua

Caterina Franci 14 Ottobre 2017

Attualità, Erba

Il sindaco di Erba Veronica Airoldi

 

ERBA – Il Consiglio Comunale di Erba ha espresso contrarietà all’affidamento della società Asil a Como Acqua Srl: il voto è giunto martedì sera trovando concorde la maggioranza

E’ il sindaco Veronica Airoldi a motivare il passo indietro: “Premettendo che si tratta di un tema complesso del quale si discute dal 2011 e che la Provincia di Como è stata l’ultima in Regione Lombardia ad attivarsi per giungere al servizio idrico integrato di cui Como Acqua sarà la nuova società unica, la scelta presa in Consiglio rispecchia una ponderata riflessione: vorrei sottolineare che non siamo contrari alla fusione in Como Acqua, anzi, siamo certi dell’importanza di questo progetto, ma allo stato attuale non rileviamo le condizioni favorevoli per la sua realizzazione“.

Diverse le perplessità del primo cittadino, elencante nel corso della seduta. Uno dei primi elementi riguarderebbe una variazione dello statuto sulla partecipazione alla nuova società Como Acqua Srl, contenuta nella delibera pervenuta ai sindaci dei comuni della Provincia lo scorso luglio: “Non se ne fa cenno – ha spiegato Airoldi – ma è previsto che la partecipazione di ogni singolo comune sia proporzionata ai conferimenti che lo stesso fa a Como Acqua. Nel caso di Erba parliamo solo di Asil, essendo Asme in liquidazione. Ma c’è di più – ha aggiunto il sindaco – è infatti emerso che la capacità di espressione di voto da parte del Comune dipende dal numero di abitanti: Erba ha conferimenti per il 4% e peserebbe il 3%, al contrario di una realtà come Como che, al contrario conferisce il 2% e conta il 15%: dunque una certa discrepanza tra la presenza fisica del comune e il peso che il singolo comune può esprimere all’interno dell’assemblea. Discrepanza che il collegio dei revisori ha rilevato, esprimendo il suo parere contrario“.

Ulteriori dubbi sarebbero emersi quindi durante l’assemblea di Como Acqua lo scorso 29 settembre: “Ho chiesto chiarimenti su com’è avvenuta la verifica delle perizie fatte da ogni singole società, nel nostro caso Asil – ha proseguito il sindaco – un aspetto importante, perchè alcuni cespiti possono essere conferiti a Como Acqua mentre altri no, ad esempio i beni già finanziati da enti pubblici potrebbero rappresentare un elemento di discussione. Per ora non ho ancora avuto risposte”.

Il sindaco ha poi evidenziato un altro elemento emerso sempre durante l’assemblea del 29: “Come noto la società Lariana Depur, alla quale era stato affidato il servizio di depurazione, è quasi interamente gestita da privati. E’ emerso che l’investimento effettuato negli anni sui vari impianti si aggira intorno ai 23 milioni di euro: questo il valore che i privati potrebbero richiedere a Como Acqua come riscatto degli impianti realizzati. Per ora non ho certezza che questa sia la cifra effettiva, ma resta il fatto che entrando in Como Acqua dovremmo inglobare comunque questa conflittualità in partenza e quindi pagare una parte come Comune oppure, cosa più probabile, aumentando le tasse ai cittadini“.

Un ultimo problema evidenziato da Airoldi è stato appunto quello relativo alla bollettazione: “Oggi esistono 12 società con un diverso sistema, se la fusione avvenisse dal 1° gennaio 2018 come si procederà? Sono già state fatte delle prove? Abbiamo la certezza che non ci saranno dei disservizi e che i cittadini non si trovino a ricevere un’unica e costosa bolletta ogni sei mesi?”.

I dubbi, insomma, sono tanti, e nonostante il voto contrario all’affidamento di Asil a Como Acqua Srl il sindaco ha chiarito: “Nessuna preclusione all’obiettivo della fusione, ma ora come ora servono chiarimenti”.