Erba

Sei casi di Covid a Casa Prina, pazienti isolati ma visite aperte

Caterina Franci 24 Maggio 2023

Attualità, Erba

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ERBA – Sei pazienti, tutti ricoverati al secondo piano di Casa Prina, sono risultati positivi al Covid e si trovano attualmente in isolamento per evitare di propagare l’epidemia all’interno della struttura. L’ala, contrariamente ad alcune ‘voci’ circolate in queste ore e giunte anche alla nostra redazione, non è stata chiusa al pubblico: i parenti potranno comunque andare a trovarli, con le misure di sicurezza del caso (obbligo di guanti e mascherina Ffp2 o Ffp3).

A fare chiarezza è il presidente, dottor Alberto Rigamonti, e membro della commissione ‘Emergenza Covid’ incaricata di fare osservare le regole di contrasto all’epidemia all’interno dell’Rsa.

“La situazione attuale (a martedì sera, ndr) è di sei ospiti risultati positivi al Coronavirus, tutti ricoverati al secondo piano della struttura. Non abbiamo ‘blindato’ il piano ma per tutelare gli altri ospiti abbiamo provveduto ad isolare queste persone nelle loro stanze e con loro anche i compagni di camera, applicando le regole del Ministero della Salute attualmente in vigore. La quarantena è di 5-7 giorni, termine dopo il quale di norma il paziente si negativizza. Chiaramente per questi pazienti l’allerta medica è giallo-rossa, vengono visitati tutti i giorni e sottoposti a tamponi di controllo ogni 48 ore”.

“Oggi l’isolamento non spaventa più come prima ma ovviamente l’epidemia va contenuta – ha continuato Rigamonti – nella nostra struttura, come negli ospedali, dobbiamo camminare ‘in punta di piedi’ rispetto al ‘liberi tutti’ e al sempre presente rischio di contagio. E’ evidente che i casi che si sono verificati in questi giorni arrivano ‘da fuori’: si è ripresa la vita di prima, i nostri ospiti possono tornare a casa per alcune occasioni – tipo la Pasqua – e i parenti sono liberi di entrare senza più restrizioni”.

I familiari dei pazienti positivi come spiegato possono comunque andare a trovare i propri cari, con le precauzioni del caso: “Abbiamo stabilito una visita al giorno di massimo mezz’ora per un paziente per ospite fino a negativizzazione del tampone – ha precisato Rigamonti – all’ingresso chiediamo ai parenti di firmare una liberatoria in cui dichiarano di non avere sintomi e che, in sostanza, nessuno a casa ha il Covid, questo perché non possiamo testarli con un tampone. Diamo questa possibilità ma personalmente mi sento di fare un appello al buonsenso: considerato che si tratta di ‘soli’ cinque, massimo sette giorni di quarantena, i parenti potrebbero astenersi dall’entrare in struttura e attendere la negativizzazione del proprio caro prima di fargli visita per evitare appunto ulteriori rischi e ripercussioni negative non solo sui nostri ospiti ma anche sul personale che lavora”.

“Il Covid – ha concluso il dottore – nonostante sia meno ‘aggressivo’ dell’inizio, è un virus che continua ad essere molto contagioso e pernicioso, pertanto dobbiamo tenere sotto controllo la situazione prima che degeneri tra gli ospiti fragili della nostra struttura, che ricordo sono persone anziane, alcune delle quali con quadri clinici già problematici”.