Albese con Cassano

Albese, anche Villa San Benedetto al 29° Congresso Europeo di Psichiatria

Caterina Franci 16 Aprile 2021

Albese con Cassano

ALBESE – In questo periodo in cui la lunga durata della pandemia sta acuendo i disagi mentali, il team di ricerca di Villa San Benedetto Menni, guidato dal professor Giampaolo Perna, si è occupato di valutare l’effetto della diffusione del covid-19 sullo sviluppo di nuovi disturbi mentali.

Il Professore afferma che gli studi condotti dal nostro team hanno dimostrato un aumento dei disturbi stessi e un peggioramento della qualità delle relazioni e drastici cambiamenti negli stili di vita, confermando quindi quanto emerso anche da altri studi internazionali. Il Direttore de Dipartimento di Neuroscienze sottolinea inoltre l’urgente necessità di occuparsi anche di questi aspetti da parte della società civile. Tuttavia, non vanno trascurati altri aspetti della salute mentale quali l’impatto negativo dei disturbi d’ansia sul funzionamento cognitivo e l’importanza dell’infiammazione nei disturbi mentali.

La salute, infatti, non è solo condizionata dalla pandemia e, a dimostrazione di ciò, il team di ricerca di Villa San Benedetto Menni ha recentemente partecipato al 29° Congresso Europeo di Psichiatria promosso da EPA (European Psychiatric Association – https://www.europsy.net/ ) durante il quale ha presentato i risultati di 3 significativi studi scientifici.

C-reactive protein in a naturalistic sample of inpatients with Major Depressive Disorder, Bipolar Disorder and Obsessive-Compulsive Disorder

Oggetto dello studio è stata la comparazione della prevalenza dell’infiammazione di basso grado misurata attraverso la proteina c-reattiva in persone ricoverate in Villa San Benedetto Menni con diagnosi di disturbo depressivo maggiore, disturbo bipolare e disturbo ossessivo-compulsivo. E’ emerso che i tassi di prevalenza dell’infiammazione di basso grado era del 29,9% per i soggetti con disturbo ossessivo-compulsivo, del 36,5% per quelli con disturbo depressivo maggiore e 47,4% in quelli con disturbo bipolare senza differenze significative tra i gruppi. Alcuni fattori (età avanzala, sovrappeso, elevata assunzione di psicofarmaci) sono associati ad un aumento dei livelli di infiammazione di basso grado anche se i risultati dello studio evidenziano che questi fattori non spiegano totalmente la presenza di livelli maggiori di infiammazione che potrebbe essere attribuita anche ad altri fattori. Data l’importanza dell’infiammazione per gli esiti psichiatrici e medici, i nostri risultati suggeriscono l’utilità di una misurazione di routine della proteina c-reattiva anche in contesti psichiatrici.

New onset of mental disorders, lifestyle changes, and quality of relationships during covid19 in the Italian population

Lo scopo di questo studio, condotto in collaborazione con Humanitas University, è stato di valutare l’insorgenza di sintomi psichiatrici e dei fattori che possono averne contribuito l’insorgenza, durante la pandemia COVID-19 nella popolazione generale italiana adulta (esclusi gli operatori sanitari) che aveva riportato di non aver mai avuto un disturbo psichiatrico in precedenza. E’ emerso che nella prima ondata l’11.5% della popolazione riportava una sintomatologia clinicamente significativa riconducibile ad un possibile disturbo depressivo maggiore, salita a 14.6% nella seconda ondata; il 10.9% quella di un disturbo d’ansia, stabile nella seconda ondata (10.4%), il 7.3% quella di un disturbo post-traumatico da stress, salita a 9.4% nella seconda ondata, il 6.3% quella di un disturbo ossessivo compulsivo, scesa a 2.8% nella seconda ondata, mentre l’1.1% quella di un disturbo di panico, salita a 2.4% nella seconda ondata. Si evince che fattori come la paura di contrarre e trasmettere il COVID-19, le restrizioni imposte, la giovane età, la scarsa qualità del sonno, la presenza di procedure preventive inadeguate sul posto di lavoro e molteplici aspetti legati ad una bassa resilienza possono contribuire allo sviluppo di una sintomatologia psichiatrica clinicamente significativa in soggetti senza una storia di disturbi psichiatrici. Ne consegue che la prosecuzione del monitoraggio deli effetti della pandemia sulla salute mentale sarebbe funzionale in termine di prevenzione di un ulteriore peggioramento.

Are anxiety disorders associated with accelerated aging and cognitive decline? A multicenter Italian study in middle-aged and older patients and controls

Lo studio, realizzato con altri enti italiani grazie al contributo di Fondazione Cariplo ha osservato la relazione tra i Disturbi d’Ansia e l’accelerato declino cognitivo Tale studio è stato condotto in soggetti con e senza di sturbi d’ansia, di età compresa tra 50 e 75 anni. I nostri risultati preliminari sono relativi alle performance neuropsicologiche di un sottocampione di 60 pazienti con Disturbi d’Ansia e 76 controlli. Dai risultati emerge che i pazienti con disturbi d’ansia hanno mostrato prestazioni inferiori nelle prove di linguaggio rispetto ai soggetti di controllo. Non sono state trovate altre differenze significative tra i due gruppi. L’analisi dei dati relativi al gruppo di pazienti con disturbi d’ansia ha mostrato che un maggiore carico di disturbi psichiatrici o di malattie mediche, l’uso corrente di benzodiazepine o uno stile di vita malsano possono avere effetti significativamente negativi sul funzionamento cognitivo, mentre l’uso corrente di antidepressivi, di trattamenti farmacologici per condizioni mediche e livelli più elevati di attività fisica sembrano avere effetti positivi. I dati relativi ai parametri biologici e alle immagini cerebrali verranno analizzati successivamente. I nostri risultati suggeriscono l’utilità di eseguire nella pratica clinica valutazioni neuropsicologiche in pazienti di mezza età o anziani con disturbi d’ansia al fine di personalizzare interventi farmacologici e supportare interventi di tipo non farmacologico che tengano conto del livello di efficienza cognitiva.

L’attenzione per la ricerca scientifica in area psichiatrica, dunque, prosegue senza sosta e rappresenta la concretizzazione del pensiero del nostro Fondatore, pienamente convinto dell’importanza di questo aspetto della medicina già nel XIX secolo tanto da sostenere quanto segue:” l’importanza del manicomio di San Baudilio esige che i suoi medici e specialmente il direttore si aggiornino sulla conoscenza del mondo scientifico per mezzo di pubblicazioni, che, anche se brevi, siano scrupolose e che rivelino l’uomo profondamente osservatore e studioso dei suoi pazienti”.