Dal 24 luglio al 18 settembre a Villa Carlotta la mostra di Gabriella Benedini

Caterina Franci 22 Luglio 2016

Notizie brevi

Benedini
Gabriella Benedini

 

TREMEZZO – La vicinanza del lago ha determinato la scelta delle opere che Gabriella Benedini presenta in questa mostra: si tratta infatti di installazioni che privilegiano il tema – a lei caro – della navigazione come viaggio. C’è poi l’elemento della “risonanza”, sentita quale eco di un poetico strumento musicale da lei chiamato “arpa”. E ancora, la percussione che penetra tra le vele, esperienza di spostamenti e di attraversamenti, le cui tracce si rivelano nelle superfici cariche di memorie, di segni, di frammenti, che l’artista inserisce nelle proprie opere trasformandoli nella “pelle” del racconto, dialogando con chi le guarda e le sa leggere.

Tra erranza e deriva ritorna il mito antico: il grande frammento della barca inclinata oppure la lunga sagoma scura della canoa. Entrambe riflettono sulla loro superficie segni di costellazioni, di quando erano le stelle a dare all’uomo l’orientamento.

C’è anche il senso del tempo della lunga e laboriosa ricerca di Gabriella Benedini, il tempo paziente e intuitivo che fa piegare al suo bisogno i tanti materiali usati, dal legno, al ferro, ai reperti trovati casualmente, che parlano della sua storia ma anche della storia di tutti, perché chi osserva le sue opere riconosce una comune appartenenza.

C’è il tempo scandito dai sette metronomi che circondano la sua poetica arpa, e che ci collega alla misura; a sua volta la misura ci rimanda al numero, e il numero al pensiero di Pitagora, che legava il tempo musicale ai rapporti armonici del cosmo.

Così le navigazioni, le vele, le arpe, i metronomi vivono nello spazio elegante e luminoso di Villa Carlotta un nuovo tempo: il tempo senza tempo dell’arte.

L’artista:

Gabriella Benedini (Cremona, 1932)

Si diploma all’Istituto d’Arte di Par­­ma e frequenta l’Accademia di Bre­ra. Dal 1958 al 1960 vive a Pa­ri­gi, dove tiene mostre personali e par­te­ci­pa a collettive. Rientrata in Ita­lia, ha la sua prima mostra mila­ne­se nel 1962 alla Galleria Berga­mi­ni, presso la quale esporrà fino al 1980; in seguito gallerie di riferi­men­to a Milano sono Spaziotempo­ra­neo, Studio Cavenaghi e Arte 92. Viaggia moltissimo. Attenta all’uso dei materiali, produce nel 1973-75 due film, “Diutop” e “Doprenoi” (perdu­to), e, superando il vincolo della bi­di­mensionalità, la scultura entra gra­dualmente nella sua ricerca. Da molti anni vive e lavora a Milano.

Tra le numerose mostre in spazi pub­blici, sono da ricordare quelle a Fer­ra­ra, Palazzo Diamanti (1972), Como, Pinacoteca (1993), Aosta, Tor­re del Lebbroso (1994), Spole­to, Palazzo Racani Arroni (1997), Sie­na, Palazzo Patrizi (1999), Sar­za­na, Fortezza Firmafede (2004), Reg­gio Emilia, Palazzo Magnani (2006), Cremona, Museo Ala Pon­zo­ne (2007), Milano, Spazio Ober­dan / Saluzzo, Castiglia (2012), Mi­la­no, Museo Diocesano (2014), Cremona, Museo del Violino (2016).

Importanti le presenze alla Bienna­le di San Paolo del Brasile (1982) e al­la Biennale di Venezia (1986 e 2009).