Erba

Erba. “Pensare fuori dagli schemi” con Roda e Bonzio all’Opificio Zappa

Lorenzo Colombo 19 Maggio 2016

Erba

 

Da sinistra, Enrico Zappa, Roberto Bonzio, Tiberio Roda, Giorgio Zappa
Da sinistra, Enrico Zappa, Roberto Bonzio, Tiberio Roda, Giorgio Zappa, Matteo Brambilla

 

ERBA – “Italiani di frontiera” questo il titolo del secondo appuntamento della rassegna “Raccontare il Made in Italy” che vede alla regia l’Opificio Zappa. Protagonisti della serata che si è tenuta ieri sera, mercoledì, sono stati l’imprenditore Tibero Roda e il giornalista Roberto Bonzio autore tra l’altro di un libro dal quale è stato tratto il titolo della serata: “Italiani di frontiera”. 

“Think out of the box” (Pensare fuori dagli schemi) è stato il leitmotiv dell’incontro durante il quale Roda e Bonzio si sono raccontati ed hanno raccontato le rispettive esperienze e storie di successi proprio in qualità di “Italiani di frontiera” approdati nella Silicon Valley.

Ad aprire la serata il Gruppo Artistico Erbese le poesie di Rosanna Pirovano e Vito Trombetta e l’esibizione canora di Lella Greco poi spazio ai due protagonisti.

 

Tiberio Roda
Tiberio Roda

 

Il primo a raccontarsi è stato Tiberio Roda, “un metalmeccanico brianzolo”, come lui ama definirsi, noto imprenditore a capo dell’azienda Trafilerie San Paolo e manager di altre società nel mondo dei metalli e dell’acciaio.

“Un viaggio formativo quello che ho intrapreso nel 2011 in Silicon Valley, con altri Ceo e presidenti di società italiane grazie alla American Chamber of Italy (la Confindustria americana che ha anche sede in Italia) che mi ha dato l’opportunità  di incontrare personaggi e realtà di successo. Tra questi Eric Meierson, manager di You Tube a San Bruno, Roxana Wales, capo del personale di Googleplex a Mountain View, il professor Tom Byers della Stanford University, Giacomo Marini e la sua Logitech in Skype a Palo Alto, ho poi visitato la Mind Bridge di San Francisco, un luogo che connette talenti, Cisco a San José, Apple a Cupertino. Luoghi e persone illuminati ed illuminanti  che mi hanno fatto ricordare le parole di Einstein, ‘Da ogni avversità nasce un’opportunità’, e quelle di un mio amico industriale ‘Un imprenditore è colui che riempie un vuoto'”.

Esperienza e parole che si sono poi declinate in progetto. “Nel 2013 mi è stato diagnosticata una leggera forma di parkinson – ha raccontato Roda – così, dopo aver frequentato la palestra New Millenium di Ponte Lambro dove si pratica boxe senza contatto (il metodo è quello della Rock Steady Boxing Foundation di Indianapolis, Usa) utile contro i sintomi della malattia del Parkinson, ho fatto tesoro delle mie esperienze statunitensi e tornato negli Usa per un corso specifico, quando sono rientrato in Italia ho dato vita al progetto Rock Steady Boxing Como Lake Italy,  la prima affiliata italiana ed europea di Rock Steady Boxing”.

 

Tiberio Roda nella palestra Millenium di Ponte Lambro
Tiberio Roda nella palestra Millenium di Ponte Lambro

 

E’ toccato poi a Roberto Bonzio raccontarsi e raccontare. “Giornalista curioso” come lo stesso Bonzio si definisce, nativo di Mestre, nel 2011 chiede ed ottiene l’aspettativa alla Reuters (agenzia di stampa britannica) per la quale lavora e vola in Silicon Valley negli Usa. Qui, inizia a lavorare al progetto che battezza “Italiani di frontiera”. Intervista molti veterani e figure di riferimento come Federico Faggin padre dei micro cip e Roberto Crea che alla fine degli Anni ’70 risolve il problema cruciale  di sintetizzazione delle sostanze per la creazione dell’insulina sintetica. A queste interviste ne seguono molte altre ad imprenditori e manager di grandi aziende. Tutto questo materiale lo trasferisce nel sito “Italiani di frontiera” nel quale racconta queste storie e le alterna ad altre passate, sempre di italiani. “Storie che – puntualizza Bonzio – arrivano a spiegare il segreto del talento italiano che altro non è che il saper ragionare fuori dagli schemi”.

Ma nel suo curioso progetto Bonzio arriva anche a determinare il motivo per cui nella Silicon Valley viene premiato il talento e chi sa rischiare. “Due le radici culturali – spiega Bonzio – la corsa all’oro che è alla base della storia di San Francisco e la contro cultura californiana. Ma contemporaneamente sono emersi i meccanismi che in Italia penalizzano il talento e il merito: l’incapacità di fare squadra, il diffidare del successo altrui credendo che metta in pericolo il nostro lavoro, la sciagurata abitudine di realizzarsi nella sconfitta altrui che io ho ribattezzato ‘Sindrome del Palio di Siena’: son contento di perdere purché tu perda”.
Tornato in Italia Bonzio continua a raccontare storie soprattutto quelle di italiani in patria che vanno controcorrente e riescono a sviluppare idee straordinarie senza però fare notizia. “Raccontare queste storie sono importanti per i nostri ragazzi perché li aiutano a capire che il successo, anche economico, non arriva facendo le Veline o i calciatori, ma attraverso la forza della propria storia che dà la capacità di ragionare fuori dagli schemi. Siamo seduti su una miniera e sperperiamo questo tesoro di saper pensare fuori dagli schemi. Senza dimenticare che il nostro passato non deve essere visto come una zavorra, ma come un trampolino di lancio per guardare al futuro”.

 

Roberto Bonzio
Roberto Bonzio

 

Un intervento decisamente interesante quello di Bonzio che ha accennato anche alla ‘Serendipity’ ovvero quel “mettersi alla ricerca che ti fa fare scoperte assolutamente inaspettate e assolutamente impreviste. Un atteggiamento fondamentale per emergere e avere successo, sia a livello personale ma soprattutto professionale. Serve emozionarsi ed emozionare, volare sempre alto senza mai prendersi sul serio; ma è necessario capire in primis se stessi, la nostra italianità che è fatta di un grosso patrimonio storico e culturale, dobbiamo imparare a tessere arte e scienza e catturare la nostra ‘Serendipity'”.

 

L'onda di parole di Bonzio
L’onda di storie di Bonzio

 

Una serata che si è conclusa con chiacchiere social e sociali e un rinfresco, per dar spazio e modo a tutti, anche ai non presenti fisicamente all’Opificio Zappa, di capire che: “In realtà non c’è una “torta finita”, ma il successo degli altri allarga proprio quella torta anche per noi” ha concluso Giorgio Zappa, titolare di Città Falpe e promotore dell’iniziativa, citando le parole dello stesso Bonzio.