Il lavoro è fuori provincia per 12 mila giovani comaschi

Andrea Brivio 2 Dicembre 2017

Economia/Lavoro

In tabella: i flussi in uscita e in entrata di giovani lavoratori dal comasco

 

ERBA – Quanti pendolari tra i giovani erbesi e comaschi: il 36% circa dei lavoratori tra i 15 e i 29 anni nel 2016 risultava infatti aver trovato occupazione oltre i confini provinciali. La percentuale si abbassa al 28% considerano la fascia dei pendolari tra i 20 e i 24 anni.

Emerge dalla ricerca realizzata dal Gruppo Clas in collaborazione con l’Osservatorio Economico Provinciale della Camera di Commercio di Lecco e Lariodesk. Complessivamente si parla di ben 12 mila giovani, fino ai 29 anni, che risiedono sul territorio comasco ma che lavorano altrove, contro i 16.200 che invece lavorano in provincia.

Dove? E’ l’area del Canton Ticino ad attrarne il numero maggiore, circa 3900, segue Milano con 3100 giovani comaschi assunti dall’area metropolitana, 1200 in provincia di Varese, 1600 nel monzese, 700 in provincia di Lecco, 300 a Sondrio e altri 1300 hanno trovato lavoro in altre zone ancora.

La quota di occupati fuori Como divisi per età

Inferiori i flussi ‘in entrata’: circa 1200 lavoratori vengono ‘importati’ dall’area di Milano, altrettanti dalla zona di Varese, 1500 dalla Brianza e monzese, 800 dalla provincia di Lecco, 200 dal sondriese e altri 2900 arrivano sul comasco da altre zone.

I tipi di impiego che con maggiore intensità trovano i giovani lavoratori fuori Como sono riconducibili a figure di alta professionalità (high skill), che rappresentano circa il 38% degli impieghi. Non mancano le assunzioni di artigiani o di operai specializzati (28,6%), di operatori alle macchine di produzione (17,2%), nel settore del commercio e dei servizi (23,7%) di imprenditori e dirigenti (33,3%).

Le statistiche relative ai titoli di studio più richiesti in Lombardia aiuta ad orientarci verso le necessità delle aziende: tra le lauree spiccano gli indirizzi economici, seguiti da quelli ingegneristici, medici e giuridici, tra i diplomi quelli legati alla finanza e amministrazione, meccanica e meccatronica, licei e turismo.

Del resto, il fabbisogno espresso dalle aziende lombarde per i prossimi anni (2017-2021) riguarda soprattutto l’ambito tecnico e amministrativo, (22,7% le richieste per professioni tecniche, 19,1% professioni dirigenziali, 18,8% professione dei servizi, 10% professioni impiegatizie).

Nel comasco intanto, nel mondo della scuola, cresce il numero di diplomati negli istituti superiori e di qualificati ai centri professionali, 5300 in tutto. Resta consistente la quota dei liceali (45% dei quali il 61% ha scelto l’indirizzo scientifico) cresce anche il numero di diplomati negli istituti tecnici (35,1% di cui il 36% in ambito amministrativo) al contrario si riduce il numero di quanti hanno concluso il percorso di qualifica negli istituti professionali (19,5%).

Le lauree e i diplomi più richiesti in Lombardia

 

Due diplomati su tre scelgono di andare all’università, ovvero tra il 56 e il 59% dei giovani comaschi in uscita dalle scuole superiori (dati triennio 2013-2015). Sfiorano i 12 mila gli studenti comaschi iscritti all’università nel 2015-16, in flessione del 1,3% rispetto all’anno precedente. Sono soprattutto gli indirizzi di ingegneria ad attrarre il maggior numero di iscrizioni (12,8%) seguiti da quelli di economia (12,6%), indirizzi in ambito politico-sociale (11%) e medico (10%).

Non tutti, come detto, troveranno lavoro in provincia di Como. “Il flusso di laureati – spiegano i ricercatori del Clas – si presenta decisamente superiore alle necessità dichiarate della aziende, è un’offerta sovrabbondante rispetto ad una domanda più limitata da parte di imprese e istituzioni pubbliche”.

Nel comasco si parla di circa 1300 laureati in più rispetto alle richieste del mercato del lavoro, un gap che è andato a ridursi rispetto ai primi anni della crisi (questo valore era tra i 1500 e i 1700 tra il 2010 e il 2014).

Situazione opposta, invece, per i diplomati “che non risultano sufficienti a soddisfare il fabbisogno professionale delle imprese. La domanda è più ampia dell’offerta disponibile nel locale mercato del lavoro”. Un fabbisogno che, tradotto in dati, si aggirerebbe intorno ai 1600 posti di lavoro.