Como

Il commercio con l’estero nel comasco, i dati del 1° trimestre 2017

Caterina Franci 12 Ottobre 2017

Como, Economia/Lavoro

COMO – L’export italiano è risultato pari a oltre 223 miliardi di euro, in crescita di un significativo +8,0%, cui hanno contribuito molte delle regioni del nord (in primis Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto), ma anche del centro (Lazio) e delle Isole (Sicilia e Sardegna). Sono solo quattro le regioni in calo: Marche, Friuli, Molise e Basilicata. Questi i primi dati relativi all’export/import diffusi da Istat e rielaborati dalla Camera di Commercio di Como.

I dati comaschi, sebbene positivi, sono sottotono: la provincia cresce del +1,6%, dato che si pone al di sotto di quello medio regionale (+7,4%) e nazionale (+8,0%). Le esportazioni sfiorano i 2,8 miliardi di euro, ma l’incremento non è sufficiente a superare le difficoltà registrate nel corso del 2016 tanto che, il massimo storico del 2015, resta inviolato.

Questa sotto prestazione si è tradotta nella riduzione del peso della provincia sul totale regionale: se a metà 2015 Como rappresentava il 5,0% del totale export lombardo, adesso questa percentuale è scesa al 4,6%. Ecco quindi che Como diventa penultima nella graduatoria tra le province lombarde, un elenco costruito sulla variazione registrata tra il 2016 e il 2017. Solo Varese, con +1,4%, risulta inferiore. All’estremo opposto della graduatoria svetta Monza e Brianza, con un +22,0% da attribuire quasi integralmente alla voce “CF212 Medicinali e preparati.

Per quanto riguarda le importazioni, Como nel 1° semestre 2017 ha registrato flussi per oltre 1,5 miliardi di euro. La variazione è negativa (-4,2%), in controtendenza al dato regionale (+7,4%) e nazionale (+11,3%). A seguito di questa flessione il peso dell’import comasco sul totale regionale è diminuito, passando dal 2,7% di metà 2015 al 2,5% di metà 2017. Nella graduatoria delle province lombarde, costruita sulla variazione annua rispetto al 2016, Como risulta ultima, l’unica in flessione. Per contro, svettano Cremona3 (+40%) e Monza Brianza (+28%)4 . Seguono Pavia e Lodi (+20%), Lecco (+14,5%).

Dato il contestuale aumento delle esportazioni e la diminuzione delle importazioni, il saldo commerciale in provincia di Como è migliorato significativamente, passando dai 1.146 milioni di metà 2016 ai 1.258 milioni di metà 2017.

Una prima importante indicazione arriva dalle macro aree UE28/EXTRA e UE 28. La performance di Como risulta inefficiente in questo secondo gruppo: segna un -1,3%, laddove Lombardia e Italia risultano in crescita (rispettivamente +7,3% e +8,9%). È invece meno marcato il gap di crescita all’interno dell’UE 28. Qui la provincia comasca cresce del +3,2% contro il +7% della Lombardia e dell’Italia.

Per quanto riguarda la graduatoria dei principali mercati di destinazione dei prodotti manifatturieri comaschi5 , al primo posto si conferma la Germania, che ha rafforzato la propria preminenza: con 417 milioni di euro ha assorbito il 15,1% dell’export di Como. Il dato è in crescita del +3,5%, sopra alla media degli altri prodotti esportati, ma al di sotto dei risultati conseguiti da Lombardia (+5,9%) e dall’Italia (+7,1%). Il mercato francese ha confermato il secondo posto con 336 milioni, in crescita del +4,5%. Si tratta di un ottimo risultato, anche comparato agli altri territori. Al terzo posto si attesta la Svizzera, che registra una forte battuta d’arresto: -9,6%, pari a una perdita di 24 milioni, imputabile in uguale misura ai due settori dell’“abbigliamento e maglieria” e dei “Prodotti chimici, farmaceutici, fibre sintetiche” (più precisamente “CF212-Medicinali e preparati farmaceutici”). La flessione non trova riscontro né a livello nazionale (in espansione) e tantomeno regionale (stazionario).

Per quanto riguarda le importazioni, nel 1° semestre del 2017 la Germania ha mantenuto la leadership con oltre 284 milioni, in calo del -2,1% rispetto ai dati di metà 2016. Quasi il 20% delle importazioni comasche vengono da lì. Al secondo posto si posiziona la Cina, con 278 milioni, in ulteriore espansione (+2,4%). Il suo peso per gli approvvigionamenti comaschi è sempre più importante, tanto da sfiorare la prima posizione: vengono dalla Cina il 18,9% dei beni importati. Seguono, dal terzo al settimo posto, un gruppo di paesi dal peso più ridotto, tutti in flessione. Si tratta di Francia (-19 milioni), Paesi Bassi (-7 milioni), Regno Unito (-19 milioni), Spagna (-0,3 milioni), Belgio (-5 milioni). All’ottava posizione l’Austria che interrompe la sequenza negativa con un incremento di 4 milioni. Segue la Svizzera, in flessione di 4 milioni.

Guardando il grafico relativo al “contributo alla crescita”, si vede come il quadro delle diverse voci merceologiche appaia molto disomogeneo, con settori in forte crescita, altri in contrazione, altri stazionari. In estrema sintesi possiamo dire che l’incremento delle esportazioni comasche, avvenuto nel primo semestre 2017 (pari a +1,6%; +44 milioni), è da ascrivere principalmente ai settori degli “alimentari, bevande e tabacchi” (+19 milioni), metallurgia (+17 milioni), “mezzi di trasporto e componentistica” (+17 milioni), cui seguono, a distanza, il tessile, il legno, la carpenteria metallica e i macchinari. Al contrario, un contributo negativo è arrivato dall’abbigliamento (-20 milioni), dalla “gomma plastica” (-6 milioni) e dalla “chimica, farmaceutica e fibre sintetiche” (-5 milioni).

La prima voce merceologica comasca è e rimane il settore tessile, cresciuto negli ultimi sei mesi del +1,2%, inferiore tuttavia al +2,4% della Lombardia. Al secondo posto, con 357 milioni di export si posizionano i macchinari, in crescita del +1,0%. Per i mobili, che troviamo al terzo posto, l’anno non è iniziato bene. La flessione è del – 0,6%, in contro tendenza rispetto al +3,9% della Lombardia e al +3,8% dell’Italia. È in calo il settore dei prodotti chimici, farmaceutici e delle fibre sintetiche: -1,6%, contro il +16,3% della Lombardia e il +12,3% dell’Italia.

Il settore dell’abbigliamento e della maglieria è risultato in difficoltà (-7,6%, pari ad una perdita di 20 milioni). Anche qui la media degli altri territori è andata decisamente meglio: Lombardia e Italia crescono rispettivamente del + 5,5% e del +4,7%. Segue un gruppo di voci merceologiche tutto in crescita: la carpenteria metallica (+2,2%, di nuovo tuttavia sotto la media regionale), l’alimentare (+12,2%, sotto il 16,7% della Lombardia), la metallurgia6 (+14,2%, finalmente più dinamica rispetto agli altri territori di confronto). Altrettanto bene va il settore dei mezzi di trasporto e componentistica (+15,2%, pari a un incremento di 17 milioni).

Per quanto riguarda le importazioni, la prima voce merceologica è quella dei prodotti chimici, farmaceutici e fibre sintetiche che, con 270 milioni di merci importate, rappresenta il 17,6% del totale provinciale. Il dato è in forte contrazione: -15,6%, pari a un mancato approvvigionamento di oltre 50 milioni. La diminuzione è imputabile quasi esclusivamente alla voce “CE201-Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie”, che ha visto un forte decremento anche delle esportazioni. Al secondo posto si posiziona il settore tessile, con prodotti importati per un controvalore di 195 milioni, in crescita del +2,6% (+5 milioni).

Al terzo posto compaiono i macchinari, con 175 milioni, in calo del 5% (pari a un mancato approvvigionamento per 9 milioni). Tra gli altri dati più significativi, si segnala la crescita delle importazioni di elettronica, apparecchi medicali e di misurazione (+6 milioni) e di mezzi di trasporto e componentistica (+9 milioni). Al contrario, sono in forte decremento i settori delle apparecchiature elettriche (-4 milioni), del cuoio, concia e calzature (-8 milioni), dei mobili (-6 milioni)