Canzo, Cesana Brianza, Suello

San Miro, la storia dell’uomo della pioggia tra Canzo, Cesana e Suello

Lorenzo Colombo 20 Luglio 2013

Canzo, Cesana Brianza, Cultura, Suello

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san miroCANZO – L’estate offre infinite occasioni di piacevoli gite familiari nella nostra Brianza, tra laghi e montagne, alla ricerca di frescura e alla scoperta di bellezze .

Una meta suggestiva e facilmente raggiungibile è l’Eremo di San Miro a Canzo.Dista pochi chilometri .A Canzo e da qui per Fonte Gajum,all’eremo , ristrutturato e ampliato per offrire ospitalità a gruppi. Al luogo immerso in un bosco di assoluta frescura disseminato di massi erratici conduce una ampia mulattiera in selciato; una fonte attira turisti accaldati a godere di scorpacciate di acqua deliziosa.

Il solo nominare San Miro però risveglia in noi un antico tenace legame con Lui, il Santo della pioggia, nato a Canzo nel 1336 e morto a Sòrico sul lago di Como 45 anni dopo.

Singolare figura di eremita -itinerante, peregrinava confortando e beneficando. In procinto di recarsi pellegrino a Roma, si narra che all’atto del congedo dalla sua gente chiedesse quale grazia particolare impetrare a Dio e che un bambino in braccio alla madre gli gridasse:”Acqua, Miro!” L’acqua: la vita! La sua mancanza avrebbe seccato i raccolti, inaridito i pascoli, affamato bestiame e popolazione, distrutto le fatiche della povera gente e portato miseria, sofferenza, morte.

La preghiera di Miro fu assai feconda dicono i suoi biografi e da allora il suo accreditamento presso Dio per la preziosa pioggia costante e indefettibile conforto dei fedeli sempre più numerosi. Terribile sciagura la siccità, da sempre, ieri come pure oggi.

E’ passata alla storia l’accorata preghiera biblica per la pioggia recitata da Paolo VI all’Angelus domenicale ( 6 luglio 1976), al tempo in cui una vasta perdurante siccità seminava dolore e morte in varie parti del mondo.

L’acqua accompagnerà sempre la vita di Miro, che da Onno, steso il mantello sull’acqua del lago raggiungerà miracolosamente l’altra sponda .Si stabilirà a Sòrico, dove morirà dopo una vita di stenti il 9 maggio 1381. La chiesa che accoglie le sue spoglie è su uno splendido poggio soleggiato. Ricca ed elegante nei decori quanto grezzo e nudo è il grande sasso all’esterno ultimo giaciglio del santo.

La visita della chiesa sorprenderà però con la scoperta di un tesoro di fede,che non è tanto il dipinto del Fiammenghino o quello di Sigismondo de’ Magistris, ma lo stemma della città di Milano impresso sui preziosi oggetti liturgici offerti a San Miro dai Milanesi riconoscenti per la grazia della pioggia ottenuta nel 1624: gran bell’attestato di santa efficacia all’umile Miro. Più volte pellegrini i Milanesi restaurarono e decorarono poi a loro spese la chiesa come attesta una lapide marmorea all’interno datata 1659.

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Pur anche l’antica devozione del nostro territorio trova però bei segni visibili: l’ edicola di San Miro a Suello, recentemente restaurata, in cui la raffigurazione del Santo frate penitente con barba corrisponde a quelle classiche rinvenibili nelle chiese e nelle edicole della Vallassina. Nella sacrestia della chiesa parrocchiale di Cesana invero il dipinto secentesco raffigura San Miro giovane vigoroso e con due decisi baffi neri ma poco conta l’estro fantasioso di quel pennello.

La comunità di San Fermo ha testimonianze certe autorevoli e prestigiose da offrire, anche se è difficile accertare a quando risalenti.

Sta comunque scritto negli atti dell’ultima ricognizione delle spoglie del 1933, avvenute a Canzo,Festività dell’Ascensione e presiedute dal Vescovo di Como Alessandro Macchi “al solenne pontificale risultano presenti le Associazioni e le Confraternite…dei paesi( rivieraschi e della Vallassina) e quelli di San Fermo…”: eloquente riconoscimento ufficiale . Ma gratifica enormemente citare il privilegio di ” quelli di San Fermo”, soli deputati alle rogazioni a San Miro per la pioggia.

L’ultima processione penitenziale risale agli anni Cinquanta e avvenne come da tempo immemorabile. Il parroco di San Fermo viene esortato dai parroci vicini a organizzare un pellegrinaggio penitenziale per invocare la pioggia a San Miro .Ancora prima dell’alba, la processione di soli uomini si avvia : avanti la pesante croce della Confraternita del Santissimo Sacramento, seguono i confratelli “del Santissimo”in tunica bianca e mantellina rossa e poi a seguire gli uomini, chiude il Parroco. Dal sagrato fino alla Bagnera poi il sentiero sopra Pusiano, poi a Carella di Eupilio costeggiando il lago del Segrino poi fino a Canzo. Don Mario Vecchio era malfermo e un provvidenziale asino al seguito gli consentì di salire la mulattiera fino all’eremo. Grave, essenziale, sempre uguale fu la supplica davanti al Santo : “Acqua, Miro!”.