Milano, la Gdf effettua 5 arresti per associazione a delinquere

Caterina Franci 18 Ottobre 2017

Cronaca, Fuori provincia

MILANO – I finanzieri del Gruppo Milano, nell’ambito dell’operazione “Good Job”, hanno eseguito 2 ordinanze di custodia cautelate nei confronti di 5 persone, emesse dal Tribunale di Milano su richiesta della Procura della Repubblica meneghina nella persona del Sostituto Procuratore Dott. Stefano Civardi.

I militari hanno inoltre eseguito numerose perquisizioni e il sequestro preventivo di conti correnti, di una collezione di auto di lusso e moto d’epoca e di 9 immobili, tra cui una villa di pregio, dotata di piscina e centro benessere privati, per un valore complessivo di 7,3 milioni di euro.

Le indagini, avviate nel febbraio 2016, hanno permesso di individuare un’associazione a delinquere finalizzata ai reati di bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e omesso versamento dell’I.V.A., in capo a 21 indagati. In particolare, è stato scoperto un articolato meccanismo di frode tramite il quale veniva costituita una società con la finalità di utilizzarla per assumere fittiziamente manodopera, oltre 100 dipendenti, che in realtà era impiegata presso altre aziende. In tal modo, in capo alla S.r.l., appositamente costituita e poi fatta intenzionalmente fallire, ricadevano quindi tutti gli oneri tributari e contributivi mai corrisposti.

La frode ha permesso agli indagati di evadere oltre 3,4 milioni di euro. Durante l’attività investigativa è emerso, inoltre, che tutti i macchinari e i mezzi, del valore complessivo di oltre 4 milioni di euro, originariamente di proprietà di una lavanderia industriale dichiarata fallita dal Tribunale di Milano, sono stati illecitamente distratti a beneficio di una nuova azienda, del tutto analoga alla precedente, riconducibile ad uno degli imprenditori sottoposti a misura cautelare.

Anche in questo caso, al fine di evitare il pagamento di imposte per circa 3,9 milioni di euro, l’amministratore della società aveva occultato il suo patrimonio con l’aiuto di un commercialista (che si era intestato società fittizie) e di un funzionario connivente di un
istituto di credito nazionale, che aveva consentito l’utilizzo di conti correnti intestati ad altri soggetti.