Erba

L’ospedale lo riporta in Italia e muore accanto ai suoi cari

Admin Altreforme 27 Febbraio 2014

Cronaca, Erba

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Ospedale Fatebenefratelli di ErbaERBA – L’ospedale Fatebenefratelli di Erba protagonista di una storia di solidarietà. Un uomo, ammalatosi in vacanza alle Canarie, è stato rimpatriato e curato nel nosocomio erbese anche senza assicurazione… Lo sfortunato ha poi trovato la morte ma, grazie ai medici erbesi, ha potuto esalare gli ultimi respiri “a casa”, anzichè in terra straniera, con tutte le problematiche che questo avrebbe creato. 

Ecco il racconto di chi ha vissuto la vicenda di persona, il dottor Francesco Vecchio.

“L’ospedale Fatebenefratelli di Erba è veramente un ospedale al servizio della nostra popolazione. Quanto di seguito racconto vorrei fosse un insegnamento per tutti di quanto sia utile e giusto che esista un ospedale così. Ecco il fatto. Un signore di circa 80 anni della nostra zona, ammalato di tumore, ma in uno stato di buon compenso, è andato in vacanza alle isole Canarie con la moglie. Verso la fine delle vacanze purtroppo è stato male, le sue condizioni sono precipitate e ha deciso di presentarsi a un Pronto Soccorso dell’isola dove è stato ricoverato perché i medici hanno capito che le sue condizioni erano abbastanza gravi. A questo punto i familiari, dopo le prime cure, concordi con i medici del reparto, hanno deciso di riportarlo in Italia affinché potesse essere affidato ai sanitari che conoscevano la sua storia clinica e curato adeguatamente. C’era un’assicurazione che avrebbe “coperto” questa possibilità perciò è stata attivata immediatamente. L’assicurazione avrebbe fatto onore al suo dovere con un’unica, legittima, condizione: che all’arrivo in Italia il paziente fosse accolto da una struttura adeguata. A quel punto i familiari si sono rivolti a me. Io ho chiesto all’ospedale Fatebenefratelli,nelle persone del direttore amministrativo e del primario del reparto di Medicina i quali, pur non conoscendo il paziente poiché era seguito in altre strutture, basandosi esclusivamente sui dati che io ho fornito loro, hanno accettato incondizionatamente. Questa loro disponibilità ha reso possibile il rientro in Italia del paziente, pur con grandi sacrifici e con grande dispendio di energie poiché il trasporto era subordinato all’organizzazione di un equipe medico-infermieristica, del volo, del trasporto in ambulanza ecc. Tutto ciò è potuto avvenire solo perché il dottor Massimo Pozzi (primario di Medicina) e il dottor Nicola Antonicelli (direttore amministrativo), con l’approvazione del priore, hanno accettato questa incombenza”.

La vita di un pazienze prima di tutto insomma. La sua vita, in realtà, è arrivata alla fine, ma è stato sicuramente un grande sollievo per l’uomo poter chiudere gli occhi per sempre in luoghi a lui famigliari e per i suoi parenti evitare quelle dolorose lungaggini burocratiche legate a un eventuale decesso in terra straniera.

“Non voglio apparire “melenso” però a mio parere questo è potuto accadere, ed è una ripetizione voluta, perché le persone che ho nominato si sono lasciate guidare soltanto ed esclusivamente dall’amore. Lascio a chi legge il compito di meditare su quanto ho riportato con l’augurio che concordino con me, anche solo in parte nel sostenere che siamo fortunati ad avere nel nostro territorio un ospedale serio e professionalmente impeccabile, ma anche “con il cuore in mano””.