Gioco d’azzardo: presentati i risultati del progetto “Erbesi in gioco!”

Lorenzo Colombo 26 Maggio 2016

Cronaca

ERBA – Numeri che confermano come il gioco d’azzardo continui ad essere una piaga sociale anche nell’erbese anche se iniziano ad emergere dati, quelli forniti da Regione Lombardia, che lasciano ben sperare ad un cambiamento di rotta.

E’ quanto emerso dal convegno “A Giochi fatti” che si è tenuto martedì sera alla cooperativa Noivoiloro di Erba e con il quale si è chiuso il progetto “Erbesi in gioco!”. Progetto organizzato dal Consorzio Erbese Servizi alla Persona sui 25 comuni di competenza sociale e finanziato da Regione Lombardia con il coinvolgimento, inoltre, dell’associazione “Educare A:” e del Dipartimento Dipendenze Ats Insubria di Como.

 

Nicola Antonicelli, Daniele Fabbrocino
Nicola Antonicelli, Daniele Fabbrocino

 

Durante il progetto, che si è svolto nel corso del 2015 per concludersi nei primi mesi del 2016, sono state numerose le iniziative messe in atto: incontri che hanno visto il coinvolgimento di 60 anziani, 904 studenti, 39 docenti, 17 operatori, 10 Amministrazioni comunali e 456 cittadini, ma anche spettacoli teatrali ed azioni mirate dalle quali, oltre ad avere avuto un riscontro positivo sul fronte prevenzione ed informazione, sono emersi alcuni dati interessati.

Lisa Impagliazzo
Lisa Impagliazzo

A snocciolarli sono stati la dottoressa Lisa Impagliazzo, la psicologa Caterina Mione e il dottor Fabrizio Meroni dell’Ats Insubria di Como i quali hanno spiegato come, di fatto, siano due le fasce a rischio. “Le persone anziane e i giovani. La prima fascia è quella che comprende persone tra i 65 e gli 84 anni, di cui il 41% sono giocatori sociali (coloro che giocano per divertimento) e il 9% sono giocatori a rischio (coloro che non ottemperano alle responsabilità famigliari e lavorative, soffrono di cali d’attenzione, di disinteresse e noia, e dedicano molto tempo al gioco, con relative ingenti perdite di denaro). Le motivazioni che spingono queste persone a giocare sono la possibilità di vincere denaro illudendosi di poter sanare le difficoltà economiche in cui versano loro stessi o la propria famiglia, oppure perché vedono nel gioco un modo per evadere dalla noia e dalla solitudine quotidiana”.

L’altra fascia è quella dei giovani, “vanno dai 15 ai 19 anni. Il 49,4% di loro dichiara di aver già avuto un’esperienza di gioco d’azzardo – vietato ai minori – di cui il 39% sono giocatori sociali mentre il 7,2% è rappresentato da giocatori problematici e il 3,2% da giocatori patologici. Se il gioco d’azzardo è un rischio per gli adulti – hanno sottolineato i professionisti dell’Ats – lo è ancora di più per i giovani, in quanto soggetti più sensibili e facilmente manipolabili. Nel loro caso, le motivazioni sono più dettate dall’eccitazione e dalla voglia di competizione che lo stesso gioca suscita, oltre alla pressione psicologica che il gruppo dei loro coetanei esercita sul singolo soggetto portandolo a giocare per riuscire a sentirsi al loro pari”.

 

Stefano Beretta
Stefano Beretta

 

Altrettanto interessanti i dati relativi alla mappatura e al censimento delle attività all’interno del territorio erbese e del triangolo lariano. Stefano Beretta dell’associazione “Educare A:”, ha esordito ricordando i dati nazionali, che mostrano come: “ci sia stato un aumento delle somme giocate lievitate da 4,4 miliardi di euro nel 2004 a ben 48 miliardi nel 2016. Una flessione si è registrata dal 2013 a oggi con un meno 8 miliardi.  Per quanto concerne invece il rapporto degli esercizi per abitante, nei 25 comuni censiti risultano esserci una sala giochi e 475 slot machine sparse in altri esercizi pubblici ogni 709 abitanti e il Comune che è messo peggio è quello di Erba dove c’è una sala giochi ogni 152 abitanti”.

Proseguendo nel solco dei numeri Beretta ha aggiunto: “Eupilio si caratterizza come il Comune, dei 25 interessati al progetto, con il maggiore numero di esercizi pubblici dotati di slot machine, seguito da Merone e Asso. Mentre, in riferimento alla legge regionale, solo 6 esercizi con slot machine su 101 si trovano alla distanza di 500mt, prevista per legge, dai luoghi sensibili.

Un rapporto, quello tra dispositivi e abitanti sul territorio dei 25 Comuni, che si dimostra più alto rispetto alla media nazionale e regionale a fronte tuttavia di un rapporto esercizi/abitanti sia inferiore.

Dopo l’attenta analisi dei dati rilevati con il censimento e la mappatura, le azioni “No Slot” suggerite da Educare A: alle Amministrazioni dei 25 comuni sono state diverse. Sul fronte della comunicazione e dell’informazione, hanno segnatalo come eventi pubblici volti ad una campagna si sensibilizzazione (Slot Mob), piuttosto che una massiccia pubblicizzazione sui media e su tutti i canali on e off line a disposizione, possano essere degli strumenti validi sul lungo periodo, dal forte impatto sociale, purché siano campagne costanti e continue.

Mentre, per quanto riguarda la normativa e la regolamentazione, il suggerimento è stato quello di incrementare la vigilanza nel rispetto della norma vigente, vietare la pubblicità ingannevole che conduce al gioco in ogni sua forma, sia all’interno che all’esterno dei locali, oltre a vietare il gioco in determinate fasce orarie (per esempio, a Peschiera del Garda le macchinette funzionano soltanto dalle ore 16 alle ore 24).

 

Alessandro Fermi, Francesca Frigerio, Patrizia Magretti
Alessandro Fermi, Francesca Frigerio, Patrizia Magretti

 

Una nota positiva, nonostante la situazione, arriva dai dati di Regione Lombardia che mostrano un inizio di cambiamento di rotta, come ha spiegato il segretario regionale Alessandro Fermi: “Dal 2013 in Lombardia ci sono 8.000 slot machine in meno, si tratta di un calo pari al 12% mentre, sono stati 1.283 gli esercizi commerciali che hanno deciso di disinstallare le macchiette e tutto questo grazie alla nuova legge sul gioco d’azzardo“.

Fermi ha poi ricordato: “Nel 2013 la Regione Lombardia è stata la prima regione italiana a promulgare una legge sul gioco d’azzardo contrastando la ludopatia; legge che pone dei vincoli all’installazione dello slot machine, stabilendo, tra l’altro, un raggio di distanza di 500 metri dai luoghi sensibili come per esempio le scuole. Questa legge prevede anche iniziative di sensibilizzazione rivolte alla popolazione – il sottosegretario ha quindi concluso – Occorre tenere i fari puntati su un tema come quello della dipendenza da gioco d’azzardo che quando diventa patologico è deleterio non soltanto per lo stesso giocatore, vittima di questo sistema, ma anche per la sua famiglia e per le persone che gli stanno vicino. Poi c’è il risvolto sanitario di questo dramma in quanto la cura della patologia inevitabilmente grava sui cittadini”.

Come ha sottolineato ad inizio serata L’assessore ai Servizi Sociali del comune di Erba Nicola Antonicelli: “La dipendenza da gioco d’azzardo resta una piaga sociale. Lo Stato nonostante abbia stanziato 50 milioni di euro per istituire un osservatorio nazionale per prevenire queste forme di dipendenza non l’ha ancora attivato. fortunatamente abbiamo enti come regione Lombardia che si  è mostrata vicina al territorio e fortemente collaborativa con le Amministrazioni comunali”. 

A chiudere il convegno il direttore Patrizia Magretti del Consorzio Erbese Servizi alla Persona che ha sottolineato: “la necessità di avere delle azioni ‘No Slot’ su tutto il territorio che abbiano seguito e quella di far sì che i Comuni si strutturino per avere un’informazione capillare ed efficace che vada oltre questo singolo progetto finanziato dalla Regione”. 

Intervenuti al tavolo dei relatori anche Marcello Esposito docente dell’Università Carlo Cattaneo Liuc di Castellanza, la presidente Maria Francesca Frigerio e il direttore Patrizia Magretti del Consorzio Erbese Servizi alla Persona, il dirigente del Settore Servizi al Cittadino del comune di Erba Daniele Fabbrocino e in qualità di moderatore la docente dell’Università L.U.de.S di Lugano Maria Adele Pozzi.