Como

Falsi giubbini “made in Italy” sequestrati dalla GdF: erano cinesi

Lorenzo Colombo 18 Settembre 2014

Como, Cronaca

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3128_Sequestro 8.060 Made in Italy fotoCOMO – I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Ponte Chiasso, in collaborazione con i funzionari doganali, presso il locale valico commerciale, hanno scoperto un consistente carico di capi di abbigliamento per uomo/donna con etichetta riportante l’ingannevole indicazione della “bandiera italiana”, in modo tale da indurre il consumatore a ritenere che si trattasse di prodotti di origine italiana, in violazione alla normativa sul Made in Italy.

La merce era però prodotta in Cina, ed era stata messa in libera pratica in Inghilterra, e stava per essere immessa sul mercato italiano da una ditta individuale di un trentenne cinese operante in Roma.

Durante l’ispezione, tra le diverse tipologie di prodotti rinvenuti all’interno dell’autoarticolato, l’attenzione si concentrava su 252 cartoni contenenti 8.060 giubbini che riportavano la raffigurazione del tricolore italiano come ornamento posto sul bordo del collo all’interno del capo di abbigliamento.

I giubbotti erano stati prodotti in Cina ed importati a un prezzo di 73 centesimi l’uno, somma aumentata di qualche centesimo nel passaggio della merce tra l’Inghilterra e l’Italia. Appare evidente l’ampio margine di ricavo all’atto della vendita dei capi d’abbigliamento.

L’intero carico è stato così sottoposto a sequestro ed il titolare dell’azienda romana, che si apprestava ad immetterli sul mercato, denunciato all’Autorità Giudiziaria per violazione all’art. 4 comma 49 Legge 350 del 24/12/2003 per “importazione a fini di commercializzazione di prodotti recanti fallaci indicazioni di provenienza”

L’attività di servizio rientra nelle quotidiane operazioni di contrasto alla contraffazione dei marchi e alla tutela del “made in italy”, che i finanzieri svolgono presso il valico commerciale di Ponte Chiasso. Gli accertamenti proseguono per verificare se la composizione dei capi sequestrati non fosse anche pericolosa per la salute degli utilizzatori finali.