La storia del piccolo Roberto, nato “con la camicia” a Lecco

Caterina Franci 18 Settembre 2017

Attualità, Fuori provincia

Mamma Marta e papà Giuliano con il piccolo Roberto, nato con la camicia all’Ospedale Manzoni di Lecco

LECCO – Raro e speciale: non capita tutti i giorni che un bimbo venga partorito avvolto nel sacco amniotico, gli esperti ci dicono succeda ad un neonato ogni 80 mila ed è così che anche il piccolo Roberto è venuto alla luce all’ospedale di Lecco.

”Nato con la camicia” si dice, anche se nel gergo popolare si usa spesso per indicare una persona fortunata o benestante, perché proprio le famiglie meglio abbienti, in passato, usavano vestire il bambino con una camicia a conclusione della cerimonia battesimale. In realtà, il significato di questa espressione si riferisce al momento della nascita, alla placenta (‘camicia’) che resta integra e che contiene il neonato al momento del parto.

E’ stato lo stesso per Roberto, con la grande sorpresa non solo di mamma Marta e papà Giuliano, ma anche del personale dell’ospedale Manzoni.

“Quando ho visto entrare altre ostetriche in sala parto mi sono un po’ spaventata – rivela la neomamma – poi mi hanno spiegato quanto stava accadendo e mi sono tranquillizzata. Abbiamo scelto il parto in acqua ed è stato tutto molto naturale. Un’ostetrica, dopo la nascita, ha rotto il sacco amniotico con le mani ed ha estratto il nostro piccolo. Ringrazio il reparto di ostetricia per averci seguito in questa bellissima esperienza”.

Roberto è nato nella notte del 2 settembre scorso intorno alle 3.20. E’ un bel bimbo in salute e al momento della nascita pesava circa 3,1 chili. Ora è felice insieme a mamma e papa nella loro casa di Malavedo.

“L’eccezionalità dell’evento attirava grandi attenzioni, portando a credere che il bambino che nasceva avvolto da questa specie di sacco era diverso dagli altri, era protetto e caro agli Dei: indiscutibilmente sarebbe stato fortunato e felice nella vita – riportano una citazione i due genitori – te lo auguriamo con tutto il cuore piccolo Roberto”.